giovedì 14 gennaio 2010

QUESTO POTREBBE ESSERE UN ULTERIORE RAFFORZAMENTO DEGLI STROZZINI !!!

Mf di mercoledì 13 gennaio 2010, pagina 1
Finanziarie spiazzate dai nuovi tassi anti-usura
di Pollio Marcello
Finanziarie spiazzate dai nuovi tassi anti-usura (Pollio a pag. 2) DI MARCELLO POLLIO Finanziarie impallinate dai nuovi tassi antiusura. Mentre per le banche si allargano gli spazi di manovra. Come anticipa il quotidiano Italia Oggi nell'edizione odierna, èla conseguenza delle modifiche, con validità dal 1 gennaio, apportate da Banicitalia alle tabelle per la rilevazione dei tassi medi.
Le stesse tabelle infatti servono alla determinazione dei tassi usurari (per questo fine basta moltiplicare il tasso medio rilevato nel trimestre precedente per 1,5). Le nuove indicazioni di Bankitaha, accorpando le indicazioni relative ai tassi medi di banche e fiduciarie (che fino al 2009 avevano riscontrato valori sensibilmente diversi), hanno l'effetto, per alcune tipologie di operazioni, di consentire alle banche l'applicazione di tassi pi alti senza rischiare di sforare nell'usura. Mentre le finanziarie saranno costrette a ridurli, erodendo i margini di guadagno, rischiando di scomparire dal mercato, Le innovazioni nella metodologia di determinazione dei teg (tasso effettivo globale) introdotte dall'istituto centrale hanno condotto a significative modifiche nei criteri di calcolo e, in alcuni casi, a una diversa classificazione delle categorie di operazioni. Rispetto al passato è stata data evidenza separata agli scoperti senza affidamento (in precedenza compresi tra le aperture di credito in conto corrente), ai crediti personali e agli altri finanziamenti alle famiglie. Sono state distinte tre tipologie di operazioni di leasiiig (autoveicoli e aeronavali, immobiliare e strumentale). Sono stati separati i teg pubblicati per il credito finalizzato e il credito revolving, in precedenza raggruppati in un unica categoria.
Ma la vera novità, che incide sulle opportunità per i cattivi pagatori di ottenere denaro, è data dalla unificazione dei tassi applicati da banche e finanziarie per alcune categorie di operazioni (anticipi, sconti e altri finanziamenti alle imprese e crediti personali), mentre sono rimasti distinti i tassi praticati da banche e finanziarie per gli altri finaiiziamenti alle famiglie, in considerazione della caratteristica residuale della categoria, nella quale sono incluse operazioni di natura e rischiosità differente.
Come indica lo stesso comunicato stampa di Bankitalia, l'intervento determina una consistente discontinuità nella serie storica dei tassi, della quale va tenuto conto nel confronto tra gli indicatori diffusi in passato e i tassi medi e le soglie pubblicate a partire dal primo trimestre del nuovo anno. In termini matematici la nuova scelta della Banca d'italia comporta una variazione significativa del tasso medio per la nuova categoria di rilevazione dei tassi per «anticipi, sconti e altri finanziamenti alle imprese» nel range dei finanziamenti fino a 5 mila euro (da 6,48 a 10,26) e un innalzamento non significativo per il range oltre quota 5 mila (da 5,27 a 5,43). Tale innalzamento è confrontato per al dato dei prestiti bancari e non già a quelli delle finanziarie. In pratica, con la nuova scelta di rilevazione piove sul bagnato. Le banche, e non già le finanziarie, possono così applicare nuovi tassi medi superiori al passato in un periodo in cui il costo del denaro per loro scende vertiginosamente. La possibilità di aumentare i tassi per il sistema bancario, infatti, arriva persino al 58%.
Prendendo, invece, in esame i vecchi tassi applicati dalle finanziarie per la stessa categoria di prestiti oggi accorpata, si riscontra una riduzione dei tassi per la classe di importo fino a 5 mila euro da 14,40 a 10,26 e per la classe d'importo oltre i 5 mila euro 10,94 a 5,43. L'innovazione dovrebbe così essere positiva per i consumatori e prenditori di denaro, senonché tale novità in concreto diviene un beneficio per le sole banche. I piccoli clienti, cioè la categoria pi significativa (quella fino a 5 mila euro), spesso cattivi pagatori che non trovano finanziamento nel normale circuito creditizio, si rivolgono a fmanziarie che erogano il credito applicando tassi maggiori proprio a causa della superiore rischiosità del cliente, Tale ragione di maggiore costo per il cliente è data anche dalla fonte di approvvigionamento del denaro erogato dalle finanziarie, che a loro volta si fanno prestare denaro dal sistema bancario. Così ecco che dal 1 gennaio 2010 i cattivi pagatori potranno ottenere un prestito solo inbanca perché le finanziarie non saranno ragionevolmente capaci di prestare il denaro agli stessi tassi delle banche.
Ma il rischio pi elevato sarà quello non già di avere prestiti solo in banca, bensì di obbligare i cattivi clienti a rivolgersi al sistema abusivo del credito. E' noto che il merito creditizio utilizzato dalle banche sia assai pi restrittivo delle finanziarie, così dunque i piccoli prenditori di denaro che non godono di buon rating saranno costretti a rivolgersi a finanziarie abusive che non rispetteranno i tassi soglia rilevati dall'ultimo decreto ministeriale ai sensi della legge 108/96. Se per i consumatori si prevede un pessimo inizio di anno, anche per le piccole finanziarie operanti ai sensi dell'art. 106 del testo unico bancario sì prevede il rischio di chiusura e il pericolo è la perdita di 50 mila posti di lavoro tra operatori diretti e indotto. (riproduzione riservata) PER I TALIA OGGIÈ LA CONSEGUENZA DELLE MODIFICE APPORTATE DA BANKITALIA Finanziarie spiazzate dai tassi antiusura ***

domenica 9 agosto 2009

RICORDANDO ANTONINO SCOPELLITI


Il 9 agosto 1991, moriva in Calabria Antonino Scopelliti.

Mentre era in vacanza in Calabria, sua terra d'origine, presso Piale, sulla strada provinciale tra Villa San Giovanni e Campo Calabro, fu affiancato da un'altra vettura dalla quale vennero esplosi due colpi di arma da fuoco che raggiunsero il magistrato, finito poi con un colpo a bruciapelo di Walther P38.
Quando fu ucciso stava preparando, in sede di legittimità, il rigetto dei ricorsi per Cassazione avanzati dalle difese dei più pericolosi esponenti mafiosi condannati nel primo maxiprocesso a Cosa Nostra.

Si crede che per la sua esecuzione si siano mosse insieme la 'ndrangheta e Cosa Nostra, dopo che il magistrato rifiutò 5 miliardi per sospendere il suo lavoro.

sabato 18 luglio 2009

17 ANNI FA' MORIVA UN PEZZO DI GIUSTIZIA

"E' normale che esista la paura, in ogni uomo, l'importante è che sia accompagnata dal coraggio. Non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura, altrimenti diventa un ostacolo che impedisce di andare avanti."

Paolo Borsellino
Le caratteristiche della caparbietà, dell'allegria e della passione per il suo lavoro fanno di Borsellino una persona speciale, un esempio, capace di trasmettere dei valori positivi per le generazioni future. La triste tragedia del suo assassinio, come quella dell'amico e collega Giovanni Falcone, non va dimenticata per il semplice fatto che deve ancora essere raggiunto l'obiettivo di una vita: sconfiggere la mafia. Paolo Borsellino nasce a Palermo il 19 gennaio 1940 in una famiglia borghese, nell'antico quartiere di origine araba della Kalsa. Entrambe i genitori sono farmacisti. Frequenta il Liceo classico "Meli" e si iscrive presso la facoltà di Giurisprudenza di Palermo: all'età di 22 anni consegue la laurea con il massimo dei voti. Membro dell'esecutivo provinciale, delegato al congresso provinciale, nel periodo universitario Paolo Borsellino viene anche eletto come rappresentante studentesco nella lista del Fuan Fanalino. Pochi giorni dopo la laurea subisce la perdita del padre. Prende così sulle sue spalle la responsabilità di provvedere alla famiglia. Si impegna con l'ordine dei farmacisti a tenere l'attività del padre fino al conseguimento della laurea in farmacia della sorella. Tra piccoli lavoretti e le ripetizioni Borsellino studia per il concorso in magistratura che supera nel 1963. L'amore per la sua terra, per la giustizia gli danno quella spinta interiore che lo porta a diventare magistrato senza trascurare i doveri verso la sua famiglia. La professione di magistrato nella città di Palermo ha per lui un senso profondo. Nel 1965 è uditore giudiziario presso il tribunale civile di Enna. Due anni più tardi ottiene il primo incarico direttivo: Pretore a Mazara del Vallo nel periodo successivo al terremoto. Si sposa alla fine del 1968, e nel 1969 viene trasferito alla pretura di Monreale dove lavora in stretto contatto con il capitano dei Carabinieri Emanuele Basile. E' il 1975 quando Paolo Borsellino viene trasferito al tribunale di Palermo; a luglio entra all'Ufficio istruzione processi penali sotto la guida di Rocco Chinnici. Con il Capitano Basile lavora alla prima indagine sulla mafia: da questo momento comincia il suo grande impegno, senza sosta, per contrastare e sconfiggere l'organizzazione mafiosa. Nel 1980 arriva l'arresto dei primi sei mafiosi. Nello stesso anno il capitano Basile viene ucciso in un agguato. Per la famiglia Borsellino arriva la prima scorta con le difficoltà che ne conseguono. Da questo momento il clima in casa Borsellino cambia: il giudice deve relazionarsi con i ragazzi della scorta che gli sono sempre a fianco e che cambieranno per sempre le sue abitudini e quelle della sua famiglia. Borsellino, magistrato "di ottima intelligenza, di carattere serio e riservato, dignitoso e leale, dotato di particolare attitudine alle indagini istruttorie, definisce mediamente circa 400 procedimenti per anno" e negli anni si distingue "per l'impegno, lo zelo, la diligenza, che caratterizzano la sua opera". Per questi e altri lusinghieri giudizi a Borsellino viene conferita la nomina a magistrato d'appello con deliberazione in data 5 marzo 1980, dal Consiglio Superiore della Magistratura. Anche nei periodi successivi continua a svolgere le sue funzioni presso l'ufficio d'istruzione del Tribunale, dando ulteriore, luminosa dimostrazione delle sue qualità, veramente eccezionali, di magistrato e, particolarmente, di giudice inquirente. Viene costituito un pool che comprende quattro magistrati. Falcone, Borsellino e Barrile lavorano uno a fianco all'altro, sotto la guida di Rocco Chinnici. E' nei giovani la forza su cui contare per cambiare la mentalità della gente e i magistrati lo sanno. Vogliono scuotere le coscienze e sentire intorno a sé la stima della gente. Sia Giovanni Falcone sia Paolo Borsellino hanno sempre cercato la gente. Borsellino comincia a promuovere e a partecipare ai dibattiti nelle scuole, parla ai giovani nelle feste giovanili di piazza, alle tavole rotonde per spiegare e per sconfiggere una volta per sempre la cultura mafiosa. Fino alla fine della sua vita Borsellino, nel tempo che gli rimane dopo il lavoro, cercherà di incontrare i giovani, di comunicargli questi nuovi sentimenti e di renderli protagonisti della lotta alla mafia. Si chiede la promozione di pool di giudici inquirenti, coordinati tra loro ed in continuo contatto, il potenziamento della polizia giudiziaria, l'istituzione di nuove regole per la scelta dei giudici popolari e di controlli bancari per rintracciare i capitali mafiosi. I magistrati del pool pretendono l'intervento dello stato perché si rendono conto che il loro lavoro, da solo, non basta. Chinnici scrive una lettera al presidente del tribunale di Palermo per sollecitare un encomio nei confronti di Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, utile per eventuali incarichi direttivi futuri. L'encomio richiesto non arriverà. Poi il dramma. Il 4 agosto 1983 viene ucciso il giudice Rocco Chinnici con un'autobomba. Borsellino è distrutto: dopo Basile anche Chinnici viene strappato alla vita. Il leader del pool, il punto di riferimento, viene a mancare. A sostituire Chinnici arriva a Palermo il giudice Caponnetto e il pool, sempre più affiatato continua nell'incessante lavoro raggiungendo i primi risultati. Nel 1984 viene arrestato Vito Ciancimino e si pente Tommaso Buscetta: Borsellino sottolinea in ogni momento il ruolo fondamentale dei pentiti nelle indagini e nella preparazione dei processi. Comincia la preparazione del Maxiprocesso e viene ucciso il commissario Beppe Montana. Ancora sangue, per fermare le persone più importanti nelle indagini sulla mafia e l'elenco dei morti è destinato ad aumentare. Il clima è terribile: Falcone e Borsellino vengono immediatamente trasferiti all'Asinara per concludere le memorie, predisporre gli atti senza correre ulteriori rischi. All'inizio del maxiprocesso l'opinione pubblica inizia a criticare i magistrati, le scorte e il ruolo che si sono costruiti. Conclusa la monumentale istruttoria del primo maxi-processo all'organizzazione criminale denominata "Cosa Nostra" insieme al collega Giovanni Falcone, unitamente al dott. Leonardo Guarnotta e al dott. Giuseppe Di Lello-Filinoli, Paolo Borsellino chiede il trasferimento alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Marsala per ricoprire l'incarico di Procuratore Capo. Il CSM, con una decisione storica e non priva di strascichi polemici accoglie la relativa istanza sulla base dei soli meriti professionali e dell'esperienza acquisita da Paolo Borsellino negando per la prima volta validità assoluta al criterio dell'anzianità. Borsellino vive in un appartamento nella caserma dei carabinieri per risparmiare gli uomini della scorta. In suo aiuto arriva Diego Cavaliero, magistrato di prima nomina, lavorano tanto e con passione. Borsellino è un esempio per il giovane Cavaliero. Teme che la conclusione del maxiprocesso attenui l'attenzione sulla lotta alla mafia, che il clima scemi e si torni alla normalità e per questo Borsellino cerca la presenza dello Stato, incita la società civile a continuare le mobilitazioni per tenere desta l'attenzione sulla mafia e frenare chi pensa di poter piano piano ritornare alla normalità. Il clima comincia a cambiare: il fronte unico che aveva portato a grandi vittorie della magistratura siciliana e che aveva visto l'opinione pubblica avvicinarsi agli uomini in prima linea e stringersi intorno a loro, comincia a cedere. Nel 1987 Caponnetto è costretto a lasciare la guida del pool a causa di motivi di salute. Tutti a Palermo attendono la nomina di Giovanni Falcone al posto di Caponnetto, anche Borsellino è ottimista. Il CSM non è dello stesso parere e si diffonde il terrore di veder distruggere il pool. Borsellino scende in campo e comincia una vera e propria lotta politica: parla ovunque e racconta cosa stia accadendo alla procura di Palermo; sui giornali, in televisione, nei convegni, continua a lanciare l'allarme. A causa delle sue dichiarazioni Borsellino rischia il provvedimento disciplinare. Solo il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga interviene in suo appoggio chiedendo di indagare sulle dichiarazioni del magistrato per accertare cosa stia accadendo nel palazzo di giustizia di Palermo. Il 31 luglio il CSM convoca Borsellino che rinnova le accuse e le sue perplessità. Il 14 settembre il CSM si pronuncia: è Antonino Meli, per anzianità, a prendere il posto che tutti aspettavano per Giovanni Falcone. Paolo Borsellino viene riabilitato, torna a Marsala e riprende a lavorare. Nuovi magistrati arrivano a dargli una mano, giovani e, a volte di prima nomina. Il suo modo di fare, il suo carisma ed i suo impegno in prima linea è contagiaso; lo affiancano con lo stesso fervore e con lo stesso coraggio nelle indagini su fatti di mafia. I pentiti cominciano a parlare: prendono forma le indagini su connessioni tra mafia e politica. Paolo Borsellino è convinto che per sconfiggere la mafia i pentiti abbiano un ruolo fondamentale. E' tuttavia convinto che i giudici debbano essere attenti, controllare e ricontrollare ogni dichiarazione, ricercare i riscontri ed intervenire solo quando ogni fatto sia provato. L'opera è lunga e complicata ma i risultati non tarderanno ad arrivare. Da questo momento gli attacchi a Borsellino diventano forti ed incessanti. Le indiscrezioni su Falcone e Borsellino sono ormai quotidiane; si parla di candidature alla Camera o alla carica di Sindaco. I due magistrati smentiscono ogni cosa. Comincia intanto il dibattito sull'istituzione della Superprocura e su chi porre a capo del nuovo organismo. Falcone, intanto, va a Roma come direttore degli affari penali e preme per l'istituzione della Superprocura. Si sente la necessità di coinvolgere le più alte cariche dello stato nella lotta alla mafia. La magistratura da sola non può farcela, con Falcone a Roma si ha un appoggio in più: Borsellino decide di tornare a Palermo, lo seguono il sostituto Ingroia e il maresciallo Canale. Maturati i requisiti per essere dichiarato idoneo alle funzioni direttive superiori - sia requirenti che giudicanti - pur rimanendo applicato alla Procura della Repubblica di Marsala Paolo Borsellino chiede e ottiene di essere trasferito alla Procura della Repubblica di Palermo con funzioni di Procuratore Aggiunto. Grazie alle sue indiscusse capacità investigative, una volta insediatesi presso la Procura di Palermo alla fine del 1991, è delegato al coordinamento dell'attività dei Sostituti facenti parte della Direzione Distrettuale Antimafia. I Magistrati, con l'arrivo di Borsellino trovano nuova fiducia. A Borsellino vengono tolte le indagini sulla mafia di Palermo dal procuratore Giammanco, e gli vengono assegnate quelle di Agrigento e Trapani. Ricomincia a lavorare con l'impegno e la dedizione di sempre. Nuovi pentiti, nuove rivelazioni confermano il legame tra la mafia e la politica, riprendono gli attacchi al magistrato e lo sconforto ogni tanto si manifesta. A Roma viene finalmente istituita la superprocura e vengono aperte le candidature; Falcone è il numero uno ma, anche questa volta, sa che non sarà facile. Borsellino lo sostiene a spada tratta sebbene non fosse d'accordo sulla sua partenza da Palermo. Il suo impegno aumenta quando viene resa nota la candidatura di Cordova. Borsellino esce allo scoperto, parla, dichiara, si muove: è di nuovo in prima linea. I due magistrati lottano uno a fianco all'altro, temono che la superprocura possa divenire un arma pericolosa se in possesso di magistrati che non conoscono la mafia siciliana. Nel Maggio 1992 Giovanni Falcone raggiunge i numeri necessari per vincere l'elezione a superprocuratore. Borsellino e Falcone esultano, ma il giorno dopo nell'atto tristemente noto come la "strage di Capaci" Giovanni Falcone viene ucciso insieme alla moglie. Paolo Borsellino soffre molto, il legame che ha con Falcone è speciale. Dalle prime indagini nel pool, alle serate insieme, alle battute per sdrammatizzare, ai momenti di lotta più dura quando insieme sembravano "intoccabili", al periodo forzato all'Asinara fino al distacco per Roma. Una vita speciale, quella dei due amici-magistrati, densa di passione e di amore per la propria terra. Due caratteri diversi, complementari tra loro, uno un po' più razionale l'altro più passionale, entrambi con un carisma, una forza d'animo ed uno spirito di abnegazione esemplari. A Borsellino viene offerto di prendere il posto di Falcone nella candidatura alla superprocura, ma rifiuta. Resta a Palermo, nella procura dei veleni, per continuare la lotta alla mafia, diventando sempre più consapevole che qualcosa si è rotto e che il suo momento è vicino. Vuole collaborare alle indagini sull'attentato di Capaci di competenza della procura di Caltanissetta. Le indagini proseguono, i pentiti aumentano e il giudice cerca di sentirne il più possibile. Arriva la volta dei pentiti Messina e Mutolo, ormai Cosa Nostra comincia ad avere sembianze conosciute. Spesso i pentiti hanno chiesto di parlare con Falcone o con Borsellino perché sapevano di potersi fidare, perché ne conoscevano le qualità morali e l'intuito investigativo. Continua a lottare per poter avere la delega per ascoltare il pentito Mutolo. Insiste e alla fine il 19 luglio 1992 alle 7 di mattina Giammanco gli comunica telefonicamente che finalmente avrà quella delega e potrà ascoltare Mutolo. Lo stesso giorno Borsellino si reca a Villagrazia per rilassarsi. Si distende, va in barca con uno dei pochi amici rimasti. Dopo pranzo torna a Palermo per accompagnare la mamma dal medico: l'esplosione di un'autobomba sotto la casa di via D'Amelio strappa la vita al giudice Paolo Borsellino e agli uomini della sua scorta. E' il 19 luglio 1992. Con il giudice perdono la vita gli agenti di scorta Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Cosina, Claudio Traina ed Emanuela Loi, prima donna poliziotto a essere uccisa in un attentato di mafia.

lunedì 9 febbraio 2009

CHE L'UOMO NON OSI SOSTITUIRE IDDIO.


Lunedì 09/02/2009.


Eluana Englaro è morta. Dio ha deciso contro il volere dell'uomo.

Ci auguriamo che ciò possa far rinascere il senso del rispetto del volere di Iddio e far ridimensionare il senso umano dell'onnipotenza.

Un abbraccio fraterno desideriamo rivolgerlo ai genitori che hanno affidato a Dio la cura della propria creatura.

Dolce appare il pensiero che Eluana abbia voluto raggiungere l'Alto Padre per rasserenare l'animo dei propri genitori i quali, secondo noi, hanno patito lo sciacallaggio reciproco dei contrapposti poteri politi.

BASTA. Ora ADOREMUS e preghiamo per Eluana.

Ciao cara Eluana, intercedi per noi presso l'Eterno affinchè abbia pietà dei nostri peccati.

Un bacio grande ed... ETERNO RIPOSO.

martedì 11 novembre 2008



I dati del rapporto «Sos impresa» di Confesercenti: Mafia Spa, attività da 130 miliardi l'anno



Usura in crescita: le vittime sono 180mila

La principale fonte di guadagni è il traffico di droga, con 59 miliardi. Poi armi, contrabbando, tratta di persone
ROMA 11 novembre 2008 - Cosa Nostra, 'Ndrangheta, Camorra e Sacra Corona unita, unite sotto la provocatoria sigla Mafia Spa, hanno fatturato quest'anno circa 130 miliardi di euro, con un utile che sfiora i 70 miliardi al netto degli investimenti e degli accantonamenti. Il dato emerge dal rapporto «Sos impresa» di Confesercenti, titolato «Le mani della criminalità sulle imprese». Al primo posto degli introiti della Mafia Spa ci sono i traffici illeciti, che fanno segnare un attivo di 62,80 miliardi di euro. La principale fonte di guadagni resta il traffico di droga, con 59 miliardi di euro, mentre armi e altri traffici costituisco 5,80 miliardi dell’attivo, il contrabbando 1,20 miliardi e la tratta degli esseri umani 0,30. Ancora: 21,60 miliardi di euro arrivano dalle "tasse mafiose", ovvero racket (9 miliardi) e usura (12,60 miliardi); da furti rapine e truffe un miliardo.
APPALTI E SCOMMESSE - L'attività imprenditoriale porta in bilancio 24,70 miliardi di euro di attivo: appalti e forniture pesano per 6,50 miliardi, agromafia 7,50 miliardi, giochi e scommesse 2,40 miliardi, contraffazione 6,30 miliardi, abusivismo 2,2 miliardi. Un mercato emergente che inizia a dare un importante giro di affari è quello delle ecomafie che pesa per 16 miliardi di euro, marginale invece il giro della prostituzione che frutta solo 0,60 miliardi mentre da proventi finanziari ne arrivano 0,75. Dal totale di 130 miliardi di fatturato ne vanno sottratti 60 di passività: 1,76 per stipendi di capi, affiliati, detenuti e latitanti, 0,45 miliardi per la logistica; per la corruzione la criminalità organizzata spende 3,8 miliardi, altri 0,70 servono per le spese legali; negli investimenti vanno 30 miliardi, nel riciclaggio 22,50 e 7,50 in accantonamenti. Il solo ramo commerciale, che incide direttamente sul mondo dell’impresa, ha ampiamente superato i 92 miliardi di euro, cifra intorno al 6% del Pil nazionale.
ATTIVITÀ FRUTTUOSE - Ogni giorno una massa enorme di denaro passa dalle tasche dei commercianti e degli imprenditori italiani a quelle dei mafiosi, qualcosa come 250 milioni di euro al giorno, 10 milioni l’ora, 160mila euro al minuto. Il settore più in crescita, che pesa sulle imprese per 32 miliardi di euro, è quello dell’usura: aumentano gli imprenditori colpiti, sale la media del capitale prestato e degli interessi restituiti nonché dei tassi di interesse applicati, facendo lievitare il numero dei commercianti colpiti a oltre 180mila, con un giro d’affari intorno ai 15 miliardi di euro. Stabile il giro del racket delle estorsioni, dove rimane sostanzialmente invariato il numero dei commercianti taglieggiati, 160mila, con una lieve contrazione dovuta al calo degli esercizi commerciali e all’aumento di quelli di proprietà di malavitosi. Cala il contrabbando, in parte sostituito da altri traffici, mentre cresce il peso economico della contraffazione, del gioco clandestino e delle scommesse.
I NUMERI DEL PIZZO - Un capitolo del rapporto è dedicato al pizzo a Palermo e Napoli. Con degli esempi: un euro per tenere un banco al mercato a Palermo, tra i 5 e i 10 a Napoli; un massimo di 500 euro per un negozio, ma se è elegante o nel centro il prezzo sale a mille. Se si possiede un redditizio supermercato servono almeno 3mila euro, che possono arrivare anche a 5mila; per un cantiere la somma da sborsare a Palermo è di 10mila euro. I soldi versati hanno superato abbondantemente i 6 miliardi di euro: numeri che rapportati alla crisi economica diventano sempre più insopportabili per le imprese, molte delle quali preferiscono chiudere o cambiare città piuttosto che denunciare il malaffare. I commercianti taglieggiati sono circa 150mila, comunque meno di quelli che finiscono vittima degli usurai (180mila). In questo campo, gli interessi praticati dalla criminalità superano il 10% mensile. Nel complesso il tributo pagato dai commercianti supera i 15 miliardi di euro. Un terzo degli imprenditori coinvolti si concentra in Campania, Lazio e Sicilia, ma preoccupa anche il dato della Calabria, il più alto nel rapporto attivi/coinvolti. A Napoli nel 2007 si sono registrati più fallimenti (7,2%, il 15% del totale nazionale).
TRUFFE ALIMENTARI - Un altro settore molto inquietante (e in crescita) è quello delle truffe alimentari: falsificazione di date di scadenza sulle etichette di prodotti, macellazione clandestina e riconfezionamento abusivo di alimenti andati a male minacciano la salute degli italiani. Il rapporto «Sos impresa» indica che nel 2008 i sequestri effettuati dai carabinieri dei Nas relativi ai generi alimentari sono aumentati del 93% rispetto al 2007. Il valore dei sequestri tra il 2005-2007 è stato di 7,8 milioni di euro, mentre nei soli primi otto mesi del 2008 si è raggiunta la cifra di 15,1 milioni. Infine, anche le ricariche telefoniche sono diventate un business per la malavita. «Dopo la scoperta di una truffa di 50 milioni di euro nei confronti di Tim, le indagini hanno portato alla luce una vasta organizzazione criminale che vede coinvolti gruppi pachistani, clan camorristici e un folto numero di imprese che gestiscono servizi telefonici a pagamento» si legge nel documento.
Dai dati di "SOS IMPRESA" emerge un quadro inquietante che attanaglia la ns. Nazione, anche alla luce dei dati odierni relativi alla situazione economica mondiale.
E' doveroso rilevare che i dati sono allarmanti specie se rapportiamo la MAFIA S.p.A. alla crescita del rischio di credito delle PMI italiane.
Invero, alla luce del "Credit Crunch" che le Banche stanno ripercuotendo sulle imprese, tale fenomeno rischia di accrescersi nettamente, con la felicità dell'intera compagine societaria di MAFIA S.p.A.
Essendo soggetti con una minima funzionalità celebrale riusciamo a comporre la seguente equazione:
- Debiti aziende : Banche che non concedono credito = Soldi sporchi : MAFIA !!!
Orbene crediamo sia auspicabile e non procrastinabile un poderoso intervento dei ns. governanti affinchè, con i circa 18 MLD di €uro di patrimonializzazione governativa concessi agli istituti di credito in dissesto finanziario per i propri strapagati MANAGER ?!?!?! (coloro i quali hanno speculato in maniera indecorosa con i risparmi degli italiani piazzando "pacchi" quali i Bond Argentini, i Bond Parmalat, ecc.), si possa creare un fondo di garanzia anche per le PMI e non solo per le MEGA IMPRESE ITALIANE.
E' da chiarire che la maggior parte delle famiglie italiane vive grazie agli stipendi delle PMI italiane e non delle HOLDING internazionali.
Solo in questa maniera si "proverà" ad arginare il fenomeno mafioso, ricercando la certezza della pena e la "VERA" tutela di coloro i quali non amano l'omertà.
Signori Governanti, capiamo la tutela per le quattro maggiori cariche dello Stato, capiamo il bisogno di una compagnia aerea italiana, capiamo un opposizione inesistente, capiamo i Vs. stipendi mensili pari a quelli di un anno di lavoro di un operaio medio ma Vi chiediamo di porre la massima attenzione al problema prossimo della fame degli italiani.
MAY DAY ITALIA !!!!

lunedì 6 ottobre 2008

CROLLANO LE BORSE E IL FENOMENO MAFIOSO GIOISCE !!!

(Teleborsa) - Roma, 6 ott - E' davvero un lunedì nero per Piazza Affari, che, non solo manda in fumo miliardi di capitalizzazione, ma risulta essere fanalino di coda dell'Europa.
Già in apertura gli investitori hanno mostrato una notevole sfiducia e sopraffatti da un sentimento tutt'altro che positivo, sono tornati a vendere.
I listini di Milano sono rimasti impantanati in territorio negativo, a metà riunione, sulla scia dei rinnovati spettri che aleggiano nell'aria riguardo la situazione finanziaria globale.
Lo scetticismo, infatti, prevale sugli operatori, che sembrano non aver accolto con fiducia l'approvazione da parte della Camera statunitense del Piano Paulson da 700 mld.
Intanto, neanche la notizia proveniente dalla Germania, dove il Governo ha stanziato 50 mld di euro per la Hypo Real Estate in difficoltà predisponendo, inoltre, un Piano per i depositi, sembra avere grandi effetti sui mercati.
Il clima si appesantisce ancora di più dopo l'apertura negativa della borsa di Wall Street, dove il DJ è sceso al di sotto dei 10.000 punti (soglia che non toccava da quattro anni).
Il mercato valutario intanto vede l'euro scivolare sempre più nei confronti del dollaro: il cambio euro/ dollaro si attesta ora a 1,3522. Mentre il prezzo del petrolio scende a 90,09 usd al barile.L'indice Mibtel archivia gli scambi con un tonfo dell' 8,24% a 17976, l'S&P/Mib crolla dell'8,24% a 23776, il Midex scivola dell'8,21% a 20624 punti.
L'All-Star, fa meglio degli altri listini con un -5,74% a 9938 punti.
Un'ecatombe sul principale listino con quattordici titoli sospesi per eccesso di ribasso.
Tra i titoli guida profondo rosso per le banche che restano le maggiori vittime della crisi, con Banco Popolare che perde il 14,76 %. Male anche la Popolare Milano che scivola del 5,58%, UBI Banca perde il 5,88%,Intesa Sanpaolo del 11,28%. Nell'occhio del ciclone Unicredit, che chiude con un -5,94%. Vendite anche sugli assicurativi, con FonSai che arretra di oltre il 15,82%, Alleanza del 9,92% e Generali del 4,84%. Unipol che cede il 6,02.
Gelo sul settore petrolifero, con Tenaris che crolla del 15,42, Saipem del 15,32 ed Eni del 9,66%. Nessun segno positivo nel paniere principale, dove le perdite minori sono quelle registrate da utilities con Snam rete gas che perde l'1,46% .
Questo è quanto abbiamo appreso il primo lunedì del mese di ottobre che rischia di far collassare il sistema creditizio calabrese oltre che italiano, per la felicità del sistema bancario parallelo degli USURAI; invero quest'ultimi hanno una voglia matta di investire per istituzionalizzare il proprio "status".
Bisogna incitare i ns. governanti di preoccuparsi, nulla togliendo alle Società Big cannibalizzate dai manager senza alcuna remora nella propria condotta "libertina" con liquidazioni milionarie, anche dei Piccoli e Medi Imprenditori che quotidianamente si scontrano con una "crisi" scaturente da una "NON CRESCITA".
Inoltre gli imprenditori SERI lottano anche con un periodo di BLOCCO TOTALE nell’accesso al credito.
Dove arriveremo ??? Se continuiamo così rischiamo il collasso poiché le spese superano ampiamente le entrate, specialmente se aggiungiamo un carico fiscale asfissiante.
Distruttivo ??? Assolutamente NO !!!
Þ Eliminiamo l’I.V.A. sul Carburante, poiché esiste già l’accisa;
Þ Eliminiamo i contributi “SPRECATI” per le varie testate giornalistiche sempre più politicizzate;
Þ Eliminiamo le MAXIPENSIONI ovvero le BABYPENSIONI;
Þ I beni sequestrati alla MAFIA, oltre che assegnati a fondazioni ONLUS, servano come controgaranzia per gli istituti di credito che erogano somme a favore di soggetti usurati o schiacciati dal racket;
Questi e tanti altri pensieri sono stati scritti da soggetti dotati di un quoziente intellettivo medio; pertanto tutti possono adottarli per cercare di migliorare un mondo che rischia di collassare, per via dell’incremento del divario tra RICCHI E POVERI !!!