martedì 11 novembre 2008



I dati del rapporto «Sos impresa» di Confesercenti: Mafia Spa, attività da 130 miliardi l'anno



Usura in crescita: le vittime sono 180mila

La principale fonte di guadagni è il traffico di droga, con 59 miliardi. Poi armi, contrabbando, tratta di persone
ROMA 11 novembre 2008 - Cosa Nostra, 'Ndrangheta, Camorra e Sacra Corona unita, unite sotto la provocatoria sigla Mafia Spa, hanno fatturato quest'anno circa 130 miliardi di euro, con un utile che sfiora i 70 miliardi al netto degli investimenti e degli accantonamenti. Il dato emerge dal rapporto «Sos impresa» di Confesercenti, titolato «Le mani della criminalità sulle imprese». Al primo posto degli introiti della Mafia Spa ci sono i traffici illeciti, che fanno segnare un attivo di 62,80 miliardi di euro. La principale fonte di guadagni resta il traffico di droga, con 59 miliardi di euro, mentre armi e altri traffici costituisco 5,80 miliardi dell’attivo, il contrabbando 1,20 miliardi e la tratta degli esseri umani 0,30. Ancora: 21,60 miliardi di euro arrivano dalle "tasse mafiose", ovvero racket (9 miliardi) e usura (12,60 miliardi); da furti rapine e truffe un miliardo.
APPALTI E SCOMMESSE - L'attività imprenditoriale porta in bilancio 24,70 miliardi di euro di attivo: appalti e forniture pesano per 6,50 miliardi, agromafia 7,50 miliardi, giochi e scommesse 2,40 miliardi, contraffazione 6,30 miliardi, abusivismo 2,2 miliardi. Un mercato emergente che inizia a dare un importante giro di affari è quello delle ecomafie che pesa per 16 miliardi di euro, marginale invece il giro della prostituzione che frutta solo 0,60 miliardi mentre da proventi finanziari ne arrivano 0,75. Dal totale di 130 miliardi di fatturato ne vanno sottratti 60 di passività: 1,76 per stipendi di capi, affiliati, detenuti e latitanti, 0,45 miliardi per la logistica; per la corruzione la criminalità organizzata spende 3,8 miliardi, altri 0,70 servono per le spese legali; negli investimenti vanno 30 miliardi, nel riciclaggio 22,50 e 7,50 in accantonamenti. Il solo ramo commerciale, che incide direttamente sul mondo dell’impresa, ha ampiamente superato i 92 miliardi di euro, cifra intorno al 6% del Pil nazionale.
ATTIVITÀ FRUTTUOSE - Ogni giorno una massa enorme di denaro passa dalle tasche dei commercianti e degli imprenditori italiani a quelle dei mafiosi, qualcosa come 250 milioni di euro al giorno, 10 milioni l’ora, 160mila euro al minuto. Il settore più in crescita, che pesa sulle imprese per 32 miliardi di euro, è quello dell’usura: aumentano gli imprenditori colpiti, sale la media del capitale prestato e degli interessi restituiti nonché dei tassi di interesse applicati, facendo lievitare il numero dei commercianti colpiti a oltre 180mila, con un giro d’affari intorno ai 15 miliardi di euro. Stabile il giro del racket delle estorsioni, dove rimane sostanzialmente invariato il numero dei commercianti taglieggiati, 160mila, con una lieve contrazione dovuta al calo degli esercizi commerciali e all’aumento di quelli di proprietà di malavitosi. Cala il contrabbando, in parte sostituito da altri traffici, mentre cresce il peso economico della contraffazione, del gioco clandestino e delle scommesse.
I NUMERI DEL PIZZO - Un capitolo del rapporto è dedicato al pizzo a Palermo e Napoli. Con degli esempi: un euro per tenere un banco al mercato a Palermo, tra i 5 e i 10 a Napoli; un massimo di 500 euro per un negozio, ma se è elegante o nel centro il prezzo sale a mille. Se si possiede un redditizio supermercato servono almeno 3mila euro, che possono arrivare anche a 5mila; per un cantiere la somma da sborsare a Palermo è di 10mila euro. I soldi versati hanno superato abbondantemente i 6 miliardi di euro: numeri che rapportati alla crisi economica diventano sempre più insopportabili per le imprese, molte delle quali preferiscono chiudere o cambiare città piuttosto che denunciare il malaffare. I commercianti taglieggiati sono circa 150mila, comunque meno di quelli che finiscono vittima degli usurai (180mila). In questo campo, gli interessi praticati dalla criminalità superano il 10% mensile. Nel complesso il tributo pagato dai commercianti supera i 15 miliardi di euro. Un terzo degli imprenditori coinvolti si concentra in Campania, Lazio e Sicilia, ma preoccupa anche il dato della Calabria, il più alto nel rapporto attivi/coinvolti. A Napoli nel 2007 si sono registrati più fallimenti (7,2%, il 15% del totale nazionale).
TRUFFE ALIMENTARI - Un altro settore molto inquietante (e in crescita) è quello delle truffe alimentari: falsificazione di date di scadenza sulle etichette di prodotti, macellazione clandestina e riconfezionamento abusivo di alimenti andati a male minacciano la salute degli italiani. Il rapporto «Sos impresa» indica che nel 2008 i sequestri effettuati dai carabinieri dei Nas relativi ai generi alimentari sono aumentati del 93% rispetto al 2007. Il valore dei sequestri tra il 2005-2007 è stato di 7,8 milioni di euro, mentre nei soli primi otto mesi del 2008 si è raggiunta la cifra di 15,1 milioni. Infine, anche le ricariche telefoniche sono diventate un business per la malavita. «Dopo la scoperta di una truffa di 50 milioni di euro nei confronti di Tim, le indagini hanno portato alla luce una vasta organizzazione criminale che vede coinvolti gruppi pachistani, clan camorristici e un folto numero di imprese che gestiscono servizi telefonici a pagamento» si legge nel documento.
Dai dati di "SOS IMPRESA" emerge un quadro inquietante che attanaglia la ns. Nazione, anche alla luce dei dati odierni relativi alla situazione economica mondiale.
E' doveroso rilevare che i dati sono allarmanti specie se rapportiamo la MAFIA S.p.A. alla crescita del rischio di credito delle PMI italiane.
Invero, alla luce del "Credit Crunch" che le Banche stanno ripercuotendo sulle imprese, tale fenomeno rischia di accrescersi nettamente, con la felicità dell'intera compagine societaria di MAFIA S.p.A.
Essendo soggetti con una minima funzionalità celebrale riusciamo a comporre la seguente equazione:
- Debiti aziende : Banche che non concedono credito = Soldi sporchi : MAFIA !!!
Orbene crediamo sia auspicabile e non procrastinabile un poderoso intervento dei ns. governanti affinchè, con i circa 18 MLD di €uro di patrimonializzazione governativa concessi agli istituti di credito in dissesto finanziario per i propri strapagati MANAGER ?!?!?! (coloro i quali hanno speculato in maniera indecorosa con i risparmi degli italiani piazzando "pacchi" quali i Bond Argentini, i Bond Parmalat, ecc.), si possa creare un fondo di garanzia anche per le PMI e non solo per le MEGA IMPRESE ITALIANE.
E' da chiarire che la maggior parte delle famiglie italiane vive grazie agli stipendi delle PMI italiane e non delle HOLDING internazionali.
Solo in questa maniera si "proverà" ad arginare il fenomeno mafioso, ricercando la certezza della pena e la "VERA" tutela di coloro i quali non amano l'omertà.
Signori Governanti, capiamo la tutela per le quattro maggiori cariche dello Stato, capiamo il bisogno di una compagnia aerea italiana, capiamo un opposizione inesistente, capiamo i Vs. stipendi mensili pari a quelli di un anno di lavoro di un operaio medio ma Vi chiediamo di porre la massima attenzione al problema prossimo della fame degli italiani.
MAY DAY ITALIA !!!!

lunedì 6 ottobre 2008

CROLLANO LE BORSE E IL FENOMENO MAFIOSO GIOISCE !!!

(Teleborsa) - Roma, 6 ott - E' davvero un lunedì nero per Piazza Affari, che, non solo manda in fumo miliardi di capitalizzazione, ma risulta essere fanalino di coda dell'Europa.
Già in apertura gli investitori hanno mostrato una notevole sfiducia e sopraffatti da un sentimento tutt'altro che positivo, sono tornati a vendere.
I listini di Milano sono rimasti impantanati in territorio negativo, a metà riunione, sulla scia dei rinnovati spettri che aleggiano nell'aria riguardo la situazione finanziaria globale.
Lo scetticismo, infatti, prevale sugli operatori, che sembrano non aver accolto con fiducia l'approvazione da parte della Camera statunitense del Piano Paulson da 700 mld.
Intanto, neanche la notizia proveniente dalla Germania, dove il Governo ha stanziato 50 mld di euro per la Hypo Real Estate in difficoltà predisponendo, inoltre, un Piano per i depositi, sembra avere grandi effetti sui mercati.
Il clima si appesantisce ancora di più dopo l'apertura negativa della borsa di Wall Street, dove il DJ è sceso al di sotto dei 10.000 punti (soglia che non toccava da quattro anni).
Il mercato valutario intanto vede l'euro scivolare sempre più nei confronti del dollaro: il cambio euro/ dollaro si attesta ora a 1,3522. Mentre il prezzo del petrolio scende a 90,09 usd al barile.L'indice Mibtel archivia gli scambi con un tonfo dell' 8,24% a 17976, l'S&P/Mib crolla dell'8,24% a 23776, il Midex scivola dell'8,21% a 20624 punti.
L'All-Star, fa meglio degli altri listini con un -5,74% a 9938 punti.
Un'ecatombe sul principale listino con quattordici titoli sospesi per eccesso di ribasso.
Tra i titoli guida profondo rosso per le banche che restano le maggiori vittime della crisi, con Banco Popolare che perde il 14,76 %. Male anche la Popolare Milano che scivola del 5,58%, UBI Banca perde il 5,88%,Intesa Sanpaolo del 11,28%. Nell'occhio del ciclone Unicredit, che chiude con un -5,94%. Vendite anche sugli assicurativi, con FonSai che arretra di oltre il 15,82%, Alleanza del 9,92% e Generali del 4,84%. Unipol che cede il 6,02.
Gelo sul settore petrolifero, con Tenaris che crolla del 15,42, Saipem del 15,32 ed Eni del 9,66%. Nessun segno positivo nel paniere principale, dove le perdite minori sono quelle registrate da utilities con Snam rete gas che perde l'1,46% .
Questo è quanto abbiamo appreso il primo lunedì del mese di ottobre che rischia di far collassare il sistema creditizio calabrese oltre che italiano, per la felicità del sistema bancario parallelo degli USURAI; invero quest'ultimi hanno una voglia matta di investire per istituzionalizzare il proprio "status".
Bisogna incitare i ns. governanti di preoccuparsi, nulla togliendo alle Società Big cannibalizzate dai manager senza alcuna remora nella propria condotta "libertina" con liquidazioni milionarie, anche dei Piccoli e Medi Imprenditori che quotidianamente si scontrano con una "crisi" scaturente da una "NON CRESCITA".
Inoltre gli imprenditori SERI lottano anche con un periodo di BLOCCO TOTALE nell’accesso al credito.
Dove arriveremo ??? Se continuiamo così rischiamo il collasso poiché le spese superano ampiamente le entrate, specialmente se aggiungiamo un carico fiscale asfissiante.
Distruttivo ??? Assolutamente NO !!!
Þ Eliminiamo l’I.V.A. sul Carburante, poiché esiste già l’accisa;
Þ Eliminiamo i contributi “SPRECATI” per le varie testate giornalistiche sempre più politicizzate;
Þ Eliminiamo le MAXIPENSIONI ovvero le BABYPENSIONI;
Þ I beni sequestrati alla MAFIA, oltre che assegnati a fondazioni ONLUS, servano come controgaranzia per gli istituti di credito che erogano somme a favore di soggetti usurati o schiacciati dal racket;
Questi e tanti altri pensieri sono stati scritti da soggetti dotati di un quoziente intellettivo medio; pertanto tutti possono adottarli per cercare di migliorare un mondo che rischia di collassare, per via dell’incremento del divario tra RICCHI E POVERI !!!

Borsa: inizio settimana nero, s'accoda all'Europa

(Teleborsa) - Roma, 6 ott - E' davvero un lunedì nero per Piazza Affari,che, non solo manda in fumo miliardi di capitalizzazione, ma risulta essere fanalino di coda dell'Europa.
Già in apertura gli investitori hanno mostrato una notevole sfiducia e sopraffatti da un sentimento tutt'altro che positivo, sono tornati a vendere.
I listini di Milano sono rimasti impantanati in territorio negativo, a metà riunione, sulla scia dei rinnovati spettri che aleggiano nell'aria riguardo la situazione finanziaria globale.
Lo scetticismo, infatti, prevale sugli operatori, che sembrano non aver accolto con fiducia l'approvazione da parte della Camera statunitense del Piano Paulson da 700 mld.
Intanto, neanche la notizia proveniente dalla Germania, dove il Governo ha stanziato 50 mld di euro per la Hypo Real Estate in difficoltà predisponendo, inoltre, un Piano per i depositi, sembra avere grandi effetti sui mercati.
Il clima si appesantisce ancora di più dopo l'apertura negativa della borsa di Wall Street, dove il DJ è sceso al di sotto dei 10.000 punti (soglia che non toccava da quattro anni).
Il mercato valutario intanto vede l'euro scivolare sempre più nei confronti del dollaro: il cambio euro/ dollaro si attesta ora a 1,3522. Mentre il prezzo del petrolio scende a 90,09 usd al barile.L'indice Mibtel archivia gli scambi con un tonfo dell' 8,24% a 17976, l'S&P/Mib crolla dell'8,24% a 23776, il Midex scivola dell'8,21% a 20624 punti. L'All-Star, fa meglio degli altri listini con un -5,74% a 9938 punti.
Un'ecatombe sul principale listino con quattordici titoli sospesi per eccesso di ribasso.
Tra i titoli guida profondo rosso per le banche che restano le maggiori vittime della crisi, con Banco Popolare che perde il 14,76 %. Male anche la Popolare Milano che scivola del 5,58%, UBI Banca perde il 5,88%,Intesa Sanpaolo del 11,28%. Nell'occhio del ciclone Unicredit, che chiude con un -5,94%. Vendite anche sugli assicurativi, con FonSai che arretra di oltre il 15,82%, Alleanza del 9,92% e Generali del 4,84%. Unipol che cede il 6,02. Gelo sul settore petrolifero, con Tenaris che crolla del 15,42, Saipem del 15,32 ed Eni del 9,66%.
Nessun segno positivo nel paniere principale, dove le perdite minori sono quelle registrate da utilities con Snam rete gas che perde l'1,46% .
N.D.R. - Questo è quanto abbiamo appreso il primo lunedì del mese di ottobre, dopo una settimana disastrosa.
Tutto ciò aumenta l'impossibilità di accesso al credito delle imprese e dei privati con l'intuibile gioia degli USURAI !!!
Siamo allo sfascio ma, con l'unione e la "finanza etica", possiamo arginare un problema che porterà alla DISTRUZIONE TOTALE del sistema imprenditoriale, in particolar modo quello di una Calabria splendida ma disastrata.
Inoltre è da aggiungere il "federalismo fiscale" che, se mal condotto, rischia di far collassare il sistema impresa.
A questo punto, nulla togliendo alle "Grandi Imprese" cannibalizzate dai Manager senza responsabilità alcuna ( i quali hanno abbandonato i timoni di una "nave che cola a picco" con liquidazioni milionarie), bisogna pensare un pò di più alla Piccola e Media Impresa che quotidianamente si sforza di mandare avanti un sistema che rischia di bloccarsi definitivamente.
ITALIA ... MAY DAY !!!

venerdì 12 settembre 2008

10 REGOLE PER COMBATTERE USURA E RACKET


1 - Non sottovalutare mai la prima telefonata, il primo segnale "strano", il primo passaggio dal negozio di persone sospette.
2 - Mettiti subito in contatto con le forze dell'ordine. In questa fase un contatto con le forze di Polizia può non richiedere la formale denuncia del presunto estortore, né è detto che il passaggio successivo debba essere sempre e in ogni caso la deposizione in tribunale.
3 - Mettiti subito in contatto con i tuoi colleghi, non bisogna restare soli. Se ti è stato chiesto il pizzo, sicuramente è stato chiesto anche ad altri. Rivolgiti alla tua associazione di categoria. Cerca l'associazione antiracket più vicine, e se non c'è, prova, con altri colleghi, a costituirla. Il tuo coraggio può non bastare, serve l'"intelligenza": quando si è in tanti a denunciare nessuno può essere colpito dalla rappresaglia, si è tutti più sicuri. Così è stato in oltre 10 anni con le associazioni antiracket.
4 - Collabora senza riserve con le forze dell'ordine. Chiedi che in questa fase ti sia garantito il necessario anonimato. Si possono attivare indagini per "incastrare" gli estortori, senza essere chiamati direttamente in causa: si possono trovare altre prove o i mafiosi possono essere altri reati.
5 - Quando si presenta l'estortore cerca sempre di prendere tempo, non chiudere subito la trattativa con un sì o con un no. Fai presente, ad esempio, le tue difficoltà economiche, cerca di trattare sull'importo che ti viene richiesto. Bisogna farli arrestare tutti. Non precipitare i tempi serve a fare venire allo scoperto il maggior numero di persone coinvolte per non fare arrestare solo l'ultima ruota del carro.
6 - Non fidarti dei falsi amici. Alle volte si presenta, dopo che hai ricevuto una minaccia o un danneggiamento, qualcuno che si offre per "mediare". Di solito è un altro imprenditore che già paga da molto tempo, o è un amico vero solo degli estortori. Non vuole aiutarti, vuole solo aiutare la mafia convincendoti a cedere. Quando ti dice che "tanto pagano tutti", che "in fondo si può trattare sull'importo del pizzo", "che lo Stato non è in grado di proteggere chi lavora" ed altro ancora, parla per conto della mafia.
7 - Non cedere alla paura. Se vi è l'associazione, non sei più solo. Parlare con i tuoi colleghi ti aiuta ad essere più forte. L'estortore ti appare forte solo perché tu sei impaurito e, quindi, debole. Quando subisci una intimidazione, trova la forza per resistere nella solidarietà dei tuoi colleghi. Se cedi adesso, hai caduto per sempre. Questo è il momento più delicato, devi assumerti la responsabilità più impegnativa. Mai e poi mai bisogna pagare. Non ti conviene. La tua convenienza è nella denuncia. Potrai liberamente lavorare.
8 - Se hai subito dei danni, c'è la legge antiracket che ti risarcisce. Non dimenticare che la domanda al Fondo di solidarietà deve essere fatta entro 120 giorni dal danneggiamento. La legge ti risarcisce gli eventuali danni ai beni mobili e immobili e anche il mancato guadagno.
9 - Insieme all'associazione ricerca la solidarietà dell'intera comunità. Non dimenticare che è la solitudine e l'isolamento a esporre chi denuncia. La vera protezione della tua persona è il sostegno dei cittadini, della società civile, delle istituzioni. La lotta al racket non è solo per difendere la tua azienda, ma per difendere tutta la comunità. Non avere esitazioni nel contrastare possibili sottovalutazioni del fenomeno: spiega che è sempre meglio intervenire all'inizio quando è più facile contrastare il racket. Se si lascia tempo per radicarsi occorrono poi più sforzi.
10 - Ora non sei più solo. Sarà molto difficile colpirti. Con l'associazione bisogna costituirsi parte civile nel processo penale. Con fiducia bisogna aspettare la sentenza di condanna.

lunedì 11 agosto 2008

Inflazione record: la spesa vola al 6,1%

L'inflazione non va in ferie: a luglio, per l'Istat, si è registrato un vistoso + 4,1% rispetto al 3,8% di giugno.
Siamo ai massimi degli ultimi 12 anni. La spesa di tutti i giorni, ovvero i prezzi dei prodotti acquistati frequentemente, registra un + 6,1%.
Determinante il caro petrolio: l'inflazione al netto dei prodotti energetici è al 3%, mentre l'analisi per settori dice che nei capitoli casa, acqua ed elettricità, ormai all'8,6%, la prospettiva dell'inflazione a due cifre non è così irrealistica.
Corrono anche i prezzi di trasporti, prodotti alimentari e bevande analcoliche.
Gli incrementi tendenziali più elevati si sono registrati nei capitoli Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (+8,6%), Trasporti (+7,1 %) e Prodotti alimentari e bevande analcoliche (+6,3%); una variazione tendenziale negativa si è verificata nel capitolo Comunicazioni (-3,2%).

mercoledì 30 luglio 2008

Palermo, Schifani ed Alfano ricordano Chinnici a 25 anni dalla strage


Palermo, 29 lug. - (Adnkronos) - Il presidente del Senato, Renato Schifani, alle 9.30, a deposto una corona di fiori in via Pipitone Federico 59, nel luogo in cui 25 anni fa una 126 imbottita di tritolo inauguro' la stagione delle autobomba decretando la morte dell'allora consigliere istruttore Rocco Chinnici, dei carabinieri della scorta, maresciallo Mario Trapassi e appuntato Salvatore Bartolotta, e del portiere dello stabile, Stefano Li Sacchi. La cerimonia, a cui prenderanno parte i vertici di Enti locali, Regione, magistratura, forze dell'ordine e associazioni economiche e sociali.

L'inizio di una giornata dedicata al ricordo del giudice che nei primi anni '80 diede vita al primo nucleo di quello che, negli anni successivi, fu il "pool antimafia". Alle iniziative in memoria sono presenti i figli del giudice, Caterina, Elvira e Giovanni, e Antonino Rametta, generale della Guardia di Finanza e presidente della Fondazione intitolata al magistrato.

La commemorazione è segnata da alcuni interventi: di Caterina Chinnici, da poco procuratore presso il tribunale per i minorenni di Palermo; del ministro della Giustizia Angelino Alfano; di Guido Lo Forte, presidente della sezione di Palermo dell'Anm. e del presidente Schifani, che concludera' la cerimonia. Alle 11.30 la memoria di Chinnici rivivra' nella piazza Umberto I di Partanna (Trapani), citta' in cui il magistrato fu pretore dal 1954 al '66. Qui una corona, per iniziativa del Comune, sara' deposta ai piedi del Bifrontale, la scultura di Pietro Consagra dedicata proprio al giudice, e posta nel piazzale antistante agli uffici giudiziari. Alle 18.30, nella caserma dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa di corso Vittorio Emanuele, a Palermo, il cappellano militare, don Salvatore Grimaldi, officera' una messa in memoria dei caduti del 29 luglio 1983. A seguire, alle 19.30, sara' eseguito un concerto dalla fanfara dei carabinieri.

lunedì 28 luglio 2008

CREDITO: LE AZIENDE AVVERTONO LA STRETTA


Il peggio deve ancora venire. Se la Banca centrale europea è «in allerta», gli imprenditori sono ormai certi che l'impatto più forte della crisi del credito arriverà a breve. Secondo un sondaggio Atradius (secondo operatore a livello globale nell'assicurazione del credito) su 2.500 imprese in 14 Paesi europei, tra cui l'Italia, nei prossimi due anni (2008 e 2009) ci sarà un consistente aumento di insolvenze e fallimenti. Ed è l'Italia a risentire maggiormente delle difficoltà legate al credito: un'azienda su due (il 58%) nel nostro Paese afferma di averne già risentito - e prevede un ulteriore deterioramento della situazione - mentre in Europa solo un imprenditore su tre vive in prima persona queste difficoltà (il 30% del panel) e a preoccuparli è piuttosto il quadro congiunturale a livello internazionale. Invece all'interno dei confini nazionali quello che maggiormente allarma gli imprenditori è il probabile incremento del costo dell'indebitamento (per il 71% delle imprese intervistate), e il conseguente aumento da una parte delle insolvenze (per l'88%) e dell'altra delle minori opportunità di crescita futura del proprio business in termini di fatturato ed utili (per il 68%). E se Spagna (44% degli intervistati) e Regno Unito (46%) condividono le nostre preoccupazione, effetti quasi nulli sono avvertiti dalle imprese svedesi e da quelle olandesi (come dichiarato rispettivamente dal 7% e dal 21% degli intervistati). A livello mondiale, le imprese che maggiormente si sentono esposte agli effetti della crisi del credito sono quelle statunitensi (68% degli intervistati) e messicane (60%), e ciò anche a causa dei forti legami commerciali tra i due Paesi (circa l'80% delle esportazioni messicane, infatti, è destinato agli Stati Uniti). Ma non tutto viene per nuocere: «La consapevolezza dei potenziali rischi per la propria attività - spiega Samuel Pengel, Country Manager per l'Italia di Atradius - è essenziale per mantenere la propria impresa per così dire in buona salute. La crisi del credito evidenzia l'importanza di proteggere la componente più importante della propria solidità finanziaria, vale a dire il flusso di cassa». Il Sole 24 Ore - Anna Zavaritt

mercoledì 23 luglio 2008

DE MAGISTRIS: CSM LO TRASFERISCE A NAPOLI COME GIUDICE


ROMA - La decisione è definitiva: il Pm di Catanzaro, Luigi De Magistris, farà il giudice al Tribunale di Napoli. Lo ha stabilito il plenum del Csm, che all'unanimità ha disposto il trasferimento del magistrato nell'ufficio giudicante del capoluogo campano. Era stato lo stesso magistrato a chiedere questa destinazione, dopo essere stato condannato a gennaio dalla sezione disciplinare del Csm al trasferimento da Catanzaro e dalle sue funzioni di Pubblico Ministero. Una condanna diventata esecutiva soltanto nei giorni scorsi, dopo essere passata al vaglio della Corte di Cassazione. Difficilmente il trasferimento sarà immediatamente operativo: per diventare efficace c'è bisogno di un decreto del ministro della giustizia. Tenuto conto dell'imminenza del periodo feriale, è dunque probabile che scatterà da settembre.

domenica 20 luglio 2008

Racket e usura

Il racket
Il racket o "pizzo", è un'attività criminale generalmente volta a ottenere da un operatore economico il pagamento periodico di una certa somma di denaro in cambio dell'offerta di "protezione" da una serie di intimidazioni che, in realtà, è lo stesso proponente a mettere in atto.
Questa forma di estorsione è un fenomeno assai diffuso, generalmente sommerso e per molto tempo sottovalutato.Tanto da essere considerato un fatto quasi normale, un affare "privato" delle vittime oppure un'attività secondaria della criminalità organizzata, in particolare mafiosa. In realtà, "il pizzo" è la più antica attività della mafia. Spesso rappresenta la base della sua attività criminale: un sicuro strumento economico per mantenere l'organizzazione e per acquisire capitali da reinvestire in altre attività criminali o nell'economia legale; il modo più efficace per esercitare il controllo sul territorio. Il racket si concentra nel Sud, dove la criminalità mafiosa e camorristica condiziona storicamente la vita e la sicurezza di molti cittadini e ne limita la libertà d'impresa e di sviluppo. Tuttavia negli ultimi tempi, il fenomeno si è esteso ad altre regioni del Paese. E proprio dai luoghi in cui è nato e cresciuto, è partita la rivolta contro il racket .
Il "pizzo" è rivolto in genere a operatori economici o a chi detiene la proprietà di un'azienda (negozio, cantiere, fabbrica) che produce reddito. Prima di giungere alla richiesta esplicita, e per essere certo che la risposta della vittima sia positiva, l'estorsore applica una strategia di minaccia e intimidazione che ha il fine di spaventare l'operatore economico (senza tuttavia annientarlo: altrimenti rischierebbe di perdere una fonte di reddito).
Le minacce sono graduate, a seconda della minore o maggiore resistenza della vittima, e puntano a impaurirla facendole capire quanto sia "insicura" e in pericolo. In un secondo momento, è lo stesso estorsore a manifestrasi chiaramente per "offrire" protezione.
Piegarsi alla paura e pagare vuol dire imboccare una strada che può condurre alla perdita della propria libertà, non solo imprenditoriale: cedere la prima volta può predisporre a successivi cedimenti (ad esempio acquistare prodotti solo da certi fornitori segnalati o assumere qualcuno debitamente raccomandato) che possono, col tempo, sconfinare in veri e propri comportamenti illegali. Fino a trasformare l'iniziale vittima dell'estorsione in un soggetto più o meno coinvolto nel sodalizio criminale.Oggi, dunque, non cedere e ribellarsi non solo è giusto ma, oggi, è anche conveniente.
Chi si oppone al racket può contare, da una parte, sul sostegno delle istituzioni e delle leggi dello Stato e, dall'altra, sulla forza dell'associazione con altri operatori economici ugualmente intenzionati a ribellarsi. Grazie a questa collaborazione, negli ultimi tempi l'azione di contrasto del racket ha messo a segno importanti risultati.
Inoltre, con l'approvazione della legge 44/1999, la pubblicazione del regolamento di attuazione, l'insediamento del nuovo Comitato e i primi risultati conseguiti nell'applicazione della nuova normativa, si sono create le condizioni per l'avvio di una nuova fase nella lotta al racket. Un ruolo decisivo spetta al Comitato di solidarietà per le vittime dell'estorsione e dell'usura, al quale sono chiamati a partecipare in misura maggioritaria i rappresentanti delle associazioni antiracket e antiusura e delle associazioni di categoria.

L'usura

L'usura è un male antico che da sempre accompagna la storia dell'uomo. In pratica, consiste nello sfruttare il bisogno di denaro di un altro individuo per procacciarsi un forte guadagno illecito.
Alla base di un rapporto usuraio c'è, da una parte, la necessità di denaro e, dall'altra, un'offerta che può apparire come un'immediata possibile soluzione per chi si trova in difficoltà.L'usura è un reato che consiste nel concedere un prestito a un tasso d'interesse superiore al cosiddetto "tasso soglia", che si calcola aumentando del 50% il tasso effettivo globale medio (TEGM) relativo ai vari tipi di operazioni creditizie, rilevato ogni tre mesi dal Ministero del Tesoro e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.
L'usura è diffusa in tutta Italia, anche se il fenomeno risulta più marcato nel Mezzogiorno. Come indica il numero di denunce presentate all'autorità giudiziaria che, tuttavia, non dà una misura attendibile della reale entità del problema. La maggior parte dei casi di usura continua a rimanere sommersa. Anzi, negli ultimi anni il numero delle denunce risulta addirittura in diminuzione.
Questo fenomeno si spiega non tanto con la "paura" di chi subisce l'usura, negli stessi anni, il numero di denunce per estorsione, rivolte quasi sempre a esponenti della criminalità organizzata (e quindi più rischiose per il denunciante dal punto di vista della sicurezza personale), è aumentato. Anche l'esperienza dimostra che chi ha deciso di denunciare l'usuraio, solo molto raramente ha subito conseguenze per la propria sicurezza personale: quando violenza c'è stata, si è avuta quasi sempre all'interno del rapporto d'usura.
In realtà, ciò che pesa in modo decisivo sul rapporto fra usurato e usuraio è la convinzione della vittima di non avere comunque alternative alla propria situazione: solo l'usuraio, al momento del bisogno, lo ha "aiutato"; e anche se man mano gli toglie il patrimonio e la serenità, l'usuraio può, comunque, "dargli" ancora qualcosa. Magari ulteriore denaro, in cambio dell'ennesimo assegno che nessun altro più accetta. Si innesca così una spirale perversa che soltanto la vittima può spezzare, denunciando l'usuraio. In questo modo l'usurato riacquista la propria indipendenza. E ricomincia a vivere.
Per troppo tempo l'usura non è stata percepita come un pericolo sociale: basti pensare che, fino al 1992, in caso di flagranza, non era obbligatorio l'arresto. Questo atteggiamento risale al tempo in cui l'usura era esercitata dal "cravattaro" di quartiere, che svolgeva la propria attività in un ambito ristretto. Negli ultimi anni, però, a questa tradizionale attività si è affiancata quella di organizzazioni che, agendo attraverso cosiddetti "indispensabili" (commercianti, commercialisti, professionisti) concedono prestiti sia ai singoli e alle famiglie, sia a tante piccole e piccolissime aziende in difficoltà finanziarie.
Infine, c'è la nuova frontiera dell'usura, quella gestita dalla criminalità organizzata, che utilizza il prestito usurario per riciclare il denaro ed estendere il proprio controllo sul tessuto economico. Sebbene recente e limitato ad alcune aree del Paese, si tratta, tuttavia, di un fenomeno particolarmente significativo, perché le sue conseguenze mettono ancora di più in pericolo la possibilità di sviluppo e di benessere di una vasta comunità.
Di fronte all'aggravarsi della pericolosità del fenomeno, il Parlamento ha approvato la legge 108/96, che ha meglio definito il reato di usura e inasprito le pene per chi lo commette, prevedendo anche il sequestro e la confisca dei beni dell'usuraio.
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MAFIA: PALERMO, AL VIA FIACCOLATA PER RICORDARE PAOLO BORSELLINO


Palermo, 19 lug. - (Adnkronos) - E' partita pochi minuti fa da via Liberta' a Palermo la fiaccolata organizzata da Azione giovani per ricordare il giudice Paolo Borsellino in occasione del 16esimo anniversario della strage di via D'Amelio. Partecipano alla manifestazione il ministro delle Politiche giovanili Giorgia Meloni, ma anche deputati e senatori, tra cui Fabio Granata e Carlo Vizzini (Pdl) e i Giovani Mpa. E' presente anche il figlio di Paolo Borsellino, Manfredi, funzionario di polizia. In prima fila un grande striscione nero con la scritta 'Paolo vive'. Il corteo che si sta incamminando lungo la via Liberta' sta raggiungendo la via D'Amelio, luogo della strage, dove ci sara' un sit-in. Sempre in via D'Amelio verra' consegnata una targa all'imprenditore Vincenzo Conticello, che l'anno scorso aveva indicato in aula il suo estorsore.

mercoledì 2 luglio 2008

Gli assegni tornano privi di vincoli fino a 12.500 euro


Assegni e contanti, si cambia di nuovo. Da mercoledì scorso, i pagamenti cash o con titoli trasferibili sono ammessi per somme sotto i 12.500 euro, anziché 5mila. E chi gira un assegno "libero" non deve più inserire il proprio codice fiscale nella girata. Dopo meno di due mesi, sono così caduti alcuni dei vincoli alla circolazione dei mezzi di pagamento fissati dal decreto legislativo 231/07 sull'antiriciclaggio: operativi dal 30 aprile scorso, sono stati ora ritoccati dal decreto legge 112/08 (la "manovra d'estate"), in vigore da mercoledì 25 giugno. Un rapido turn over quindi. Tanto veloce che il ministero dell'Economia ha assicurato che saranno cancellati i procedimenti sanzionatori aperti contro chi ha violato, nelle scorse settimane, le norme ora cadute.Le misure introdotte d'urgenza dal Governo Berlusconi hanno fatto fare un passo indietro ai pagamenti: che tornano, per alcuni aspetti, a essere disciplinati dalla precedente normativa dettata per contrastare il riciclaggio, l'evasione fiscale e le truffe sui titoli di credito.Il decreto 112 ha infatti riportato a 12.500 euro la soglia per il trasferimento dei contanti, per gli assegni bancari, postali e circolari trasferibili e per il saldo dei libretti di deposito bancari e postali al portatore: si tratta del tetto valido fino al 29 aprile e che, dal 30 aprile, era stato abbassato sotto i 5mila euro. Così, da mercoledì scorso si possono di nuovo emettere assegni bancari, postali e circolari trasferibili, se di importo unitario inferiore a 12.500 euro; mentre gli assegni da 12.500 euro in su restano «non trasferibili» e possono essere incassati dal solo e unico beneficiario, direttamente o a mezzo banca. Anche il saldo dei libretti al portatore può tornare sotto i 12.500 euro, mentre resta libero il saldo dei certificati di deposito al portatore. Si tratta di limiti che possono comunque essere modificati dal ministero dell'Economia con decreto. Cade, inoltre, l'obbligo, imposto al girante, a pena di nullità, di inserire il proprio codice fiscale nella girata degli assegni trasferibili: nei fatti, impossibile da verificare per le banche.La manovra d'estate lascia invece intatto l'impianto di base del sistema tenuto a battesimo dal decreto antiriciclaggio. Banche e poste continueranno a consegnare, di regola, assegni «non trasferibili» ai clienti; che, per ottenere i titoli "liberi" dovranno fare una richiesta scritta e pagare il bollo di 1,5 euro per ogni modulo. Confermati anche i limiti più restrittivi destinati al circuito dei Money transfer: possono veicolare solo somme sotto i 2mila euro o, se chi ordina l'operazione ne prova la congruità rispetto alle sue condizioni economiche, sotto i 5mila euro.Il Governo, nell'innalzare la soglia per i pagamenti in contanti e con assegni "liberi", non ha però adottato il limite europeo di 15mila euro, anche se questo poteva tradursi in una semplificazione: per i pagamenti da 15mila euro in su scattano infatti l'obbligo per gli intermediari di registrare le operazioni e gli obblighi di adeguata verifica di chi compie operazioni occasionali che comportano movimenti di mezzi di pagamento, quando le banche agiscono da tramite nei trasferimenti di euro o valuta estera e per gli agenti in attività finanziaria. È tuttavia probabile che la conferma dell'imposta di bollo di 1,5 euro e della facoltà di indagini fiscali sui soggetti che utilizzano assegni liberi farà sparire questi titoli dalla circolazione.

(Il Sole 24 ore)

Costi bancari raddoppiati dal ’96

Su base annua l’inflazione corre al 3,8%, come nel 1996. Ma di quanto sono cresciuti i prezzi negli ultimi 12 anni? Per scoprirlo si devono incrociare gli indici generali dell’Istat del 1996 con quelli di quest’anno. E le sorprese non mancano.Con un filo conduttore di fondo. Gli aumenti maggiori degli ultimi 12 anni (a parte banche ed assicurazioni) sono tutti dovuti alle politiche fiscali seguite dai diversi governi.Si scopre così che le sigarette sono cresciute dell’80%, la benzina del 62%, il gasolio dell’82,6%; ma anche la raccolta dei rifiuti urbani (il cui prezzo è legato a tariffe comunali) è salita del 65,8%.La palma dei rincari maggiori, però, va proprio ai servizi offerti da banche ed assicurazioni (e su questi prezzi la mano del fisco c’entra ma fino ad un certo punto). I servizi assicurativi sono più che raddoppiati rispetto ai valori del 1996. Per l’esattezza sono cresciuti del 135,3%. Peggio è andata per le polizze auto, salite (sempre rispetto a dodici anni fa) del 137,7%. Sfiorano, invece, il raddoppio pieno anche i prezzi pagati per i servizi bancari: cresciuti del 97,7%.In compenso, superano abbondantemente il raddoppio dei prezzi i prodotti d’oreficeria, aumentati in dodici anni del 115%. Ma alla base del rincaro va considerato l’andamento del prezzo della materia prima (l’oro) cresciuto ininterrottamente, dalla prima Guerra del Golfo in avanti.Sorprende, invece, l’andamento delle spese per l’istruzione. Quella secondaria - dicono le tabelle dell’Istat - è aumentata del 102,1%. Insomma, mandare un figlio alle medie ed al liceo costa più del doppio rispetto al 1996. Cresce meno, la metà, la spesa per l’Università, salita in questi 12 anni del 51%.E veniamo ai mezzi di trasporto. Quello più economico si conferma la bicicletta. Il prezzo delle due ruote è quello che cresce di meno rispetto a tutti: appena del 18%. Ancora più rallentata è la dinamica dei prezzi degli pneumatici, saliti dell’11% in dodici anni. Sorprende anche il minimo aumento (si fa per dire) delle imbarcazioni, cresciute «solo» del 24,8%. Mentre non sorprende il rincaro delle tariffe dei taxi, salite in 12 anni del 46%.Gli indici Istat, poi, smentiscono il luogo comune «che tutto aumenta». Ci sono voci che sono diminuite. Per esempio quelle per la comunicazione (meno 30%), per l’acquisto di telefoni (meno 62%) e di macchine fotografiche (meno 34%).In discesa del 5% anche i prezzi dei medicinali. In salita, invece, i compensi dei medici, cresciuti del 43,8%, rispetto al 1996; e dei dentisti, la cui parcella è aumentata del 38,6%: meno, quindi, rispetto a quella dei medici generici.E comunque decisamente più bassa del ritocco del listino praticato da ciabattini e rammendatrici. Rifare le scarpe oggi costa il 47% in più rispetto a dodici anni fa; fare un orlo ai pantaloni, il 41%. Comprarli nuovi, invece, costa il 31% in più.Ed ora, gli alimentari. Un chilo di pane costa il 50% esatto più che nel 1996. Nonostante le fiammate di prezzo degli ultimi mesi, un chilo di pasta è cresciuto del 37% rispetto ai listini del ’96. Così come la carne bovina è lievitata del 29%; il pollame del 40%, il pesce del 42%, il latte del 37%.In linea con questo menù, il vino, salito del 38%. Il prodotto alimentare che è cresciuto ad una velocità doppia rispetto agli altri generi alimentari, sono le patate, salite del 67%. Complice, forse, la diffusione dei fast-food. Un pranzo al ristorante è salito del 45,1%; una notte in albergo del 61%.

lunedì 30 giugno 2008

'NDRANGHETA: MASCIARI, STATO MANDA AL MACELLO CHI LA COMBATTE



(AGI) - Vibo Valentia, 26 giu. - "Il taglio della scorta al magistrato della Dda Marisa Manzini e ad altri che al pari di lei sono quotidianamente impegnati nella lotta alla criminalita' organizzata e' la riprova che lo Stato, oltre a non voler combattere questo terribile fenomeno, vuole mandare al macello tutti coloro che quotidianamente lo combattono con i fatti". Ad affermarlo e' Pino Masciari, uno tra i piu' importanti testimoni di giustizia, dalla localita' segreta dove si trova con la sua famiglia da oltre 10 anni in continuo pericolo di vita per aver denunciato le cosche piu' pericolose della Calabria. "Il 19 gennaio del 2005 - denuncia l'ex imprenditore vibonese - ho presentato ricorso contro la revoca del programma di protezione al Tar del Lazio ed ancora non c'e' stata una sentenza. Come se non bastasse, adesso a subire sono anche magistrati come la Manzini che stanno lavorando giorno e notte per liberare la Calabria dalle numerose cosche che non la fanno crescere. A questo punto non ci resta altro che andare tutti a Roma, dinnanzi al palazzo del Governo per protestare con tutti i mezzi, compreso lo sciopero della fame, l'unica arma che ci resta. E a tale proposito - aggiunge Masciari - che sta ricevendo attestati di solidarieta' da tutto il Paese, c'e' gia' l'adesione non solo dei testimoni di giustizia, ma anche quella dei collaboratori e di numerose personalita' della cultura e dello spettacolo". (AGI) Red

mercoledì 4 giugno 2008

De Magistris: procura Salerno chiede archiviazione accuse


'Insussistenza di elementi penalmente rilevanti'


Catanzaro, 4 giugno 2008 - La Procura della Repubblica di Salerno ha chiesto l'archiviazione nei confronti di Luigi de Magistris, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catanzaro, nell'ambito dell'inchiesta avviata nei suoi confronti su denuncia di magistrati e altri soggetti coinvolti nell'inchiesta «Toghe lucane» di cui il pm in servizio nel capoluogo è titolare.
La maxi-inchiesta condotta nei confronti del pm De Magistris dalla Procura salernitana, competente per reati a carico dei magistrati del distretto catanzarese, per i reati di calunnia, abuso d'ufficio e rivelazione di segreto d'ufficio, che ha avuto ad oggetto le condotte del magistrato nelle inchieste «Poseidone», «Why not» e «Toghe lucane» è durata diversi mesi, è stata condotta dal Reparto operativo del Comando provinciale dei carabinieri di Salerno, e ne sono titolari il procuratore della Repubblica di Salerno Luigi Apicella ed il sostituto procuratore Gabriella Nuzzi, e si è conclusa con l'accertamento dell'infondatezza delle denunce e degli esposti presentati contro De Magistris.

Nelle circa 1.000 pagine della richiesta di archiviazione, si parla infatti di «insussistenza di illegittimità sostanziali e/o procedurali penalmente rilevanti ovvero di condotte abusive addebitabili nell'esercizio delle funzioni giudiziarie del De Magistris», e si sottolineano, invece, «i risultati investigativi ottenuti, la natura e la cadenza degli interventi subiti a causa della intensità ed incisività delle sue indagini; il complesso materiale probatorio acquisito ha consentito di riscontrare la bontà della sua azione inquirente, nonchè di ricostruire la sequenza ed il contenuto degli atti procedimentali appurandone la correttezza formale e sostanziale».
'ALLARMANTE COMMISTIONE'«Il contesto giudiziario in cui si è trovato ad operare il pm Luigi De Magistris negli anni della sua permanenza a Catanzaro appare connotato da un'allarmante commistione di ruoli e fortemente condizionato dal perseguimento di interessi extragiurisdizionali, anche di illecita natura». Lo afferma la Procura della Repubblica di Salerno, nel provvedimento con cui ha chiesto l'archiviazione nei confronti di De Magistris.
I magistrati titolari dell'inchiesta evidenziano nel provvedimento di richiesta di archiviazione «la pressante attività di interferenza alle indagini posta in essere dai vertici della Procura della Repubblica di Catanzaro, e resasi sempre più manifesta con il progressivo intensificarsi delle investigazioni da parte del pm De Magistris. Alle continue ingerenze sull'attività inquirente è risultata connessa, secondo una singolare cadenza cronologica - è scritto ancora nel provvedimento - la trasmissione di continue denunce e segnalazioni agli organi disciplinari ed alla Procura di Salerno».
Nella richiesta di archiviazione si legge ancora che «dagli accertamenti investigativi condotti sono emersi fatti, situazioni concorrenti a delineare il difficile contesto ambientale nel quale De Magistris si è trovato a svolgere le funzioni inquirenti, i legami tra i vertici dell'Ufficio giudiziario di Catanzaro, difensori ed indagati, gli interessi sottostanti alle vicende oggetto dei procedimenti da lui trattati, le condotte di interferenza ed ostacolo al suo operato. Difficile contesto ambientale reiteratamente denunciato dal pm nelle sedi istituzionali».Secondo la Procura di Salerno, «le reiterate ed approfondite audizioni del dottore De Magistris, lo studio delle relazioni che, nel tempo, hanno accompagnato le sue attività investigative, l'esame delle numerose fonti dichiarative assunte e del materiale documentale acquisito a riscontro hanno consentito di ricostruire in punto di fatto il contesto storico-ambientale in cui egli ha operato negli anni della sua permanenza presso la Procura della Repubblica di Catanzaro, l'oggetto delle sue indagini, le ragioni delle pressioni ed interferenze subite all'esterno e all'interno di un ambito giudiziario risultato fortemente condizionato dal perseguimento di interessi extragiurisdizionali, anche di illecita natura».

I due magistrati di Salerno scrivono inoltre che «l'oggetto di indagini svolte da De Magistris, coinvolgenti pubblici amministratori, politici, imprenditori, professionisti, magistrati, rappresentanti delle forze dell'ordine, le tecniche investigative impiegate, i risultati derivati dagli atti di indagine esperiti hanno finito, nel tempo, per esporre il sostituto procuratore di Catanzaro ad una serie articolata di azioni ostative al suo operato. Tra queste si inseriscono le svariate denunce in sede penale e le segnalazioni disciplinari di soggetti indagati e/o difensori, alle quali sono seguite interpellanze, interrogazioni parlamentari, ispezioni ministeriali riguardanti le più rilevanti indagini condotte dal magistrato nei due periodi di permanenza a Catanzaro».
Dopo quasi un anno di indagini, secondo la Procura di Salerno si è pervenuti «ad un quadro ampio e completo dell'attività inquirente svolta da De Magistris e dalla polizia giudiziaria che lo ha coadiuvato, del contesto ambientale in cui ha operato, delle pressioni ed interferenze subite a causa dell'oggetto delle sue inchieste, delle iniziative adottate per determinarne il definitivo allontanamento dalla sede di Catanzaro e l'esautorazione dei poteri inquirenti».

Con riferimento all'inchiesta «Toghe lucane», la Procura di Salerno esprime «un giudizio di esclusione della configurabilità, in punto di fatto e di diritto, dei delitti di calunnia e diffamazione da parte del pm De Magistris». Le indagini effettuate farebbero emergere, al contrario, «l'evidente infondatezza e strumentalità delle gravi denunce presentate contro i magistrati di Potenza Iannuzzi, Pavese e Montemurro, nonchè del pm di Catanzaro De Magistris, con l'obiettivo di minare in concreto l'attendibilità di fondamentali fonti dichiarative accusatorie, screditarne la credibilità personale e professionale, esautorare il pubblico ministero procedente dallo svolgimento di eventuale, ulteriore e più incisiva attività investigativa».

martedì 3 giugno 2008

Da Casal di Principe e’ iniziato l’attacco al cuore dello Stato



La strategia è fin troppo chiara e, semmai qualcuno avesse potuto alimentare ancora qualche dubbio, l’assassinio del collaboratore di giustizia Michele Orsi, avvenuto a Casal di Principe, si pone come un suggello definitivo su quanto è in atto non solo a Casale ma ben oltre la Provincia casertana. Il clan dei Casalesi ha sferrato un preciso attacco al cuore dello Stato con omicidi ed azioni di stampo terrosistico orientate all’eliminazione di ogni possibile oppositore e alla diretta o indiretta intimidazione della cittadinanza attiva. La sentenza di secondo grado del processo “Spartacus ” si avvicina e le figure storiche del clan Francesco, Sandokan, Schiavone, Francesco Bidognetti, entrambi in carcere, alle quali si aggiungono i latitanti Michele Zagaria e Antonio Iovine hanno paura delle condanne definitive e, prendendo atto come l’azione intimidatoria che in principio avevano pensato non ha sortito alcun effetto, ricordiamo proprio le minacce rivolte alla giornalista Rosaria Capacchione, al pm Raffaele Cantone e allo scrittore Roberto Saviano contenute nella lettera letta nell’aula del tribunale napoletano da un avvocato difensore proprio durante lo svolgimento del processo, hanno deciso di innalzare i toni dello scontro dando luogo ad una serie di omicidi per far comprendere come, nonostante l’azione repressiva messa in atto dalle forze dell’ordine e gli slogan ripetuti in occasione di ogni particolare manifestazione proprio dai rappresentanti dello Stato, il territorio sia ancora sotto il loro pieno controllo.

L’omicidio di Michele Orsi, che avrebbe dovuto comparire davanti ai giudici proprio giovedì prossimo per riferire su trame illecite sul traffico dei rifiuti in Campania, giudizio che vede coinvolto anche l’ex ministro della commissione di vigilanza Rai Mario Landolfi, si aggiunge a quelli di Umbero Bidognetti, padre del collaboratore di giustizia Domenico, dell’imprenditore Domenico Noviello che aveva denunciato e fatto arrestare i propri estorsori alcuni anni fa e al ferimento, avvenuto a meno di ventiquattr’ore di distanza a Villaricca, un paese del napoletano, della venticinquenne Francesca Carrino, nipote della collaboratrice Anna e compagna di vita di Francesco Bidognetti, nota oramai alle cronache nazionali per aver pubblicamente preso le distanze nei confronti del clan e che sta aiutando i giudici inquirenti a chiarire molti retroscena inquietanti.
Se a ciò aggiungiamo anche la distruzione dell’azienda di materassi con un incendo doloso dell’imprenditore Pietro Russo, presidente dell’associazione antiracket di S.Maria C.V., e della lettera di Angela Pagano, vedova di Umberto e madre del collaboratore Domenico, con la quale ha invitato proprio quest’ultimo a terminare la via del pentitismo, si comprende come il tutto sia il frutto di una strategia studiata a tavolino con la quale si vuole instaurare un clima di terrore che crei dei contraccolpi anche tra gli inquirenti che, da un po di tempo, si stanno dedicando, giustamente, soprattutto ad un’azione di contrasto nei confronti degli enormi patrimoni illecitamente accumulati da questa forza criminale e alla ricerca dei due latitanti Iovine e Zagaria il cui eventuale arresto, “potrebbe mettere in discussione addirittura il futuro dell’organizzazione”.

La Commissione Parlamentare antimafia uscente, con la sua relazione conclusiva, aveva indicato come l’apparente calma non doveva trarre in inganno e di come la strategia “chirurgica, fino ad allora adottata dal clan, “caratterizzata da un bassissimo livello di omicidi e di violenza, si sarebbe potuta evolvere con gravi fatti di sangue”.
Ma anche quest’analisi, così come tutte quelle meritevoli di considerazione, sembra aver stimolato solo alcuni addetti ai lavori e per nulla preoccupato la rappresentanza politica che continua a considerare, o preferisce farlo, la malavita casertana un fenomeno folkloristico locale che va semplicemente contenuto così come in passato è avvenuto a Napoli per il contrabbando. Nessun seguito sembra aver avuto, anche l’indicazione che si legge sempre nella medesima relazione della Commissione, sulla “strana compravendita di terreni avvenuta nella zona di Villa Literno successivamente affittati al Commissariato di Governo per il ricovero provvisorio di ecoballe da parte di soggetti che sono risultati, in molti casi, imparentati ad esponenti del clan”.

A conclusione di ciò va aggiunto che la giornata del primo giugno si sarebbe dovuta ressere una giornata di riflessione dedicata ai testimoni di giustizia che hanno deciso di lottare, in silenzio, in favore di quei principi che hanno ispirato i Padri costituenti sessant’anni fa quando, finalmente, anche questo Paese iniziò ad essere regolato da una Costituzione democratica. Una tappa di avvicinamento alla festa del due giugno che aveva visto l’arrivo a Casal di Principe di una delegazione di Libera Piemonte che insieme al coordinamento casertano rappresentato da Valerio Taglione, al comitato “Don Peppe Diana” voleva offire la propria solidarietà ai collaboratori di giustizia. “Una festa” alla quale avevano preso parte, raccontando le propria storia, anche Bruno Piazzese e Pino Mascari, e che tale non è potuta essere perché proprio qualche istante dopo l’omicidio di Orsi, nel ristorante dove si stava concludendo l’incontro si è precipitata una rappresentanza delle forze dell’ordine che ha invitato tutti i commensali ad abbandonare il luogo perché da quel momento, queste sono state le serafiche parole, “non poteva essere garantita loro nessuna sicurezza”.


Oramai è chiaro che per questo territorio, per l’intera regione Campania non servono solo analisi ma azioni concrete per estirpare definitivamente un cancro in metastasi, che ha irrimediabilmente coinvolto una rappresentanza trasversale di tutta la Società. Non possiamo più accettare e giustificare l’impotenza di uno Stato incapace di assicurare l’incolumità ai propri cittadini e che li invita, così com’è successo alle delegazioni dell’associazione Libera, ad abbandonare un luogo del Paese proprio come se ci si trovasse su uno scenario di guerra ritornando così indietro di sessant’anni.

di Pietro Nardiello

lunedì 3 marzo 2008

IL PROGRAMMA POLITICO CHE VORREMMO



A 40 giorni circa dal nuovo appuntamento elettorale che chiamerà nuovamente noi tutti alla “scelta” del prossimo Governo della ns. amata ma bistrattata ITALIA, stiamo assistendo un ennesimo "balletto televisivo", alle soglie dell'inverosimile, dei potenziali premier.
Tutti i soliti “volti” che continuano a ripetere l’avvento del NUOVO PARTITO; cosa ci sia di nuovo ancora non riusciamo a vederlo.
Mi chiedo se siamo tutti ciechi ?!?
Tutti i vari premier parlano di INNOVAZIONE, FAMIGLIA, SANITA’, ISTRUZIONE, IMPRESA, LAVORO, ECC.
Ma tutti questi “volti nuovi” che però hanno affollato il “transatlantico” del Parlamento Italiano, cosa hanno fatto negli anni precedenti ??? Erano, per caso, impegnati alla spartizione del POTERE POLITICO oppure alla programmazione del proprio aumento del compenso di parlamentare ??? Pensare che gli occupanti degli scranni del Parlamento dovrebbero essere ONOREVOLI e “degni di onore”, sin dall’antica Roma quando durante le elezioni il candidato veniva chiamato in questo modo per la veste bianca che indossava, simbolo di integrità morale. D’altro canto la parola onorevole deriva dal latino “honor” e ha lo stessa etimologia di “honos” da cui deriva l’aggettivo onesto. In questi termini non si rispecchia solo il rispetto per le “alte autorità dello Stato”, ma ad essi richiamano anche l’integrità del personaggio politico in questione.
Ma è tanto difficile smettere di esprimersi in POLITICHESE e rendersi conto le famiglie tra breve daranno corso ad una rivoluzione civile ?
Per la sete di potere e di voti si rinnega il proprio curriculum politico, si rinnega l’appena trascorso percorso professional-politico, si cerca di nascondere i “cugini” scomodi, si cerca di “taroccare” i dati dell’inflazione e chi più ne ha più ne metta.
Tutti parlano che essere dirigenti politici significa dare risposte chiare e concrete.
Ebbene, benché ancor tutti i partiti politici non hanno pubblicato i loro PROGRAMMI DI GOVERNO e non volendo assurgere a DIRIGENTI POLITICI esprimiamo il ns. programma di indirizzo politico; i lettori facciano tesoro e riflettano nello scuro delle urne elettorali a chi potrebbe portare a termine questi pochi ma significanti punti programmatici:
1. Le AUTO BLU costano circa 90 MLD di Euro tra acquisto, ammortamento, spese di gestione; eliminandole si potrebbe destinare questa somma o parte di essa per l’ammodernamento delle scuole pubbliche fatiscenti ed in parte non conformi ai dettami della 626;
2. Riduzione dei costi notarili adeguandoci ai costi più bassi degli avvocati; tra l’altro quest’ultimi sono numericamente maggiori delle gocce presenti nel mare; si potrebbero distribuire ingenti somme di denaro a tanti avvocati che oggi non riescono a “crescere” economicamente per l’alto numero degli iscritti all’ordine;
3. I futuri Onorevoli DEVONO pagarsi i vari corsi di lingue, di sommelier, ecc che costano circa € 3.000.000,00 all’anno a noi AFFAMATI contribuenti; con queste somme si potrebbe prestare migliore manutenzione e messa in sicurezza delle auto in dotazione alle Forze dell’Ordine;
4. I costi relativi ai Body Guards e alle auto di scorta dei politici devono essere sostenuti dai politici stessi, se ne hanno bisogno poiché se fino a ieri l’onorevole era un uomo normale non vedo il perché debba camminare con la scorta; la scorta diamola ai magistrati che combattono contro la ‘ndrangheta o mafia;
5. Il portaborse deve essere pagato dall’onorevole, alla stregua di un suo dipendente, e non da noi poveri contribuenti; con quei soldi aumentiamo le pensioni minime poiché parliamo di oltre € 32.000.000,00 all’anno !
6. Riduciamo i MEGA INGAGGI della rete televisiva nazionale in maniera tale da eliminare il CANONE RAI; ulteriore balzello a carico di noi poveri italiani;
7. Limitare il numero dei consulenti degli Onorevoli devolvendo i relativi costi all’aumento dello straordinario per i militari delle Forze dell’Ordine, limitando il fenomeno delinquenziale;
8. Inserire nuovamente l’I.V.A. al 32 % per i beni voluttuari per diminuire l’imposizione sui generi di prima necessità per le fasce più deboli; l’I.V.A. sui generi di prima necessità dovrebbe scendere al 4%.
9. Rendere deducibile fiscalmente ogni spesa familiare per ridurre l’evasione fiscale; se fosse possibile dedurre anche il taglio dei capelli, tutti quanti richiederebbero la ricevuta fiscale o lo scontrino fiscale;
10. Per ridurre lo strapotere dei commercianti cinesi introduciamo nuovamente il dazio doganale; maggiori introiti per lo stato italiano e riduzione del divario tra merci italiane e cinesi;
11. Certezza della pena anche per i politici – DURA LEX SED LEX;
12. Riduzione dell’accisa per il carburante tramite l’aumento della stessa imposizione sui carburanti venduti agli YACHTS i quali, verosimilmente NON PAGANO NE’ IVA, NE’ ACCISA;
13. Eliminazione dei finanziamenti ai partiti CON I SOLDI DEI CONTRIBUENTI;
14. Istituzione di COMITATI CIVICI per il collaudo ed il controllo della buona esecuzione delle opere pubbliche.

martedì 8 gennaio 2008

IL CASO IMMONDIZIA NAPOLI


ANSA - 2008-01-08 21:17

RIFIUTI, ARRIVA DE GENNARO DIFESA OFFRE SITI MEZZI E UOMINI

Un'altra giornata di tensioni e violenze nella guerra di Napoli contro la discarica. Momenti difficili non solo nei pressi di Contrada Pisani a Pianura ma anche nelle zone vicine, a Pozzuoli, e a Quarto dove oggi l'intervento delle forze dell'ordine, 'entrate' in via Campana, ha consentito di liberare la città dall'isolamento nel quale era piombata nelle ultime 48 ore. Ma fronti difficili si annunciano nel resto della regione dove in alcuni dei comuni individuati dal piano del governo per ospitare discariche si annunciano proteste e opposizioni.

Domani il neo commissario per l'emergenza rifiuti, Gianni De Gennaro, sarà a Napoli. A lui sarà affidata l'ultima decisione su Pianura, a cui oggi non si è fatto cenno nella conferenza stampa di Prodi, e sulla cui riapertura aleggia un alone di suspense.

La giornata era iniziata a Pianura (in serata è stato anche aggredito il presidente della municipalità di Pianura-Soccavo, Fabio Tirelli) all'insegna della tensione per gli incidenti della notte dopo l'annuncio del commissario straordinario, Umberto Cimmino, che la discarica sarebbe stata comunque realizzata. I manifestanti hanno dato fuoco a due autobus, la polizia ha caricato, sono state bloccate le strade tra cumuli di rifiuti in fiamme mentre molotov e sassi venivano lanciati contro i vigili del fuoco che cercavano di spegnere i roghi. Violenze anche contro operatori televisivi. Manifestanti violenti, una minoranza rispetto ai pacifici oppositori della riapertura della discarica, hanno poi bloccato tre autobus nella vicina Pozzuoli costringendo i passeggeri a scendere e mettendo i mezzi di traverso per bloccare la circolazione. Qualche ora dopo, in località Monterusciello, un autobus è stato dato alle fiamme, altri mezzi sono stati bloccati dai manifestanti, un'auto della Stradale danneggiata, due poliziotti contusi e medicati. Uno scenario di tensione permanente: tafferugli sono seguiti alla rimozione da parte delle forze dell'ordine di un blocco sulla rampa di immissione della Tangenziale di Napoli.

Un giovane di 23 anni, che impugnava l'asta di un segnale stradale divelto e con il volto parzialmente coperto da una sciarpa del Napoli, è stato arrestato. Sei agenti della stradale e del commissariato di Pozzuoli, mentre tentavano di soccorrere una donna vittima di un malore sono stati affrontati da alcuni manifestanti. Nella colluttazione hanno riportato contusioni e lievi escoriazioni. A Napoli città sono numerose le strade nelle quali la spazzatura è abbandonata da giorni, in alcuni casi in putrefazione. Una scuola media, la Tito Livio, in una zona bene della città, quella di Chiaia, appare, come denuncia il presidente della circoscrizione, Fabio Chiosi, completamente accerchiata dalla spazzatura.. In Campania si annunciano nuovi fronti di protesta all' apertura di discariche. "Sono - dice il sindaco di Terzigno, Domenico Auricchio - contrario alla decisione del governo di rimettere in funzione questa discarica nel nostro paese". No secco anche dalla provincia di Avellino. "Una decisione che impugneremo con determinazione e civiltà per difendere il nostro territorio". E' la reazione del sindaco di Savignano Irpino (Avelino), Oreste Ciasullo. "Più che arrabbiato sono mortificato", dice il primo cittadino di Sant'Arcangelo Trimonte (Benvento), Aldo Giangregorio. "Il comune di Serre - ricorda il sindaco Palmiro Cornetta - è da un pezzo che dà la sua massima disponibilità per fronteggiare l'emergenza accogliendo l'immondizia prodotta dai comuni della regione".


"Questa è storia della Repubblica Italiana, per la quale UOMINI hanno versato il proprio sangue".

Signori, da quello che quotidianamente leggo, ritengo, dal mio modestissimo punto di vista, che siamo alle porte di una nuova "Rivoluzione sociale".
Mi auguro che coloro i quali sono deputati al miglioramento del "Viver civile" possano intendere i "messaggi subliminali" espressi dalla cittadinanza tutta.

Ad Maiora

Marco Limoncelli