mercoledì 30 luglio 2008

Palermo, Schifani ed Alfano ricordano Chinnici a 25 anni dalla strage


Palermo, 29 lug. - (Adnkronos) - Il presidente del Senato, Renato Schifani, alle 9.30, a deposto una corona di fiori in via Pipitone Federico 59, nel luogo in cui 25 anni fa una 126 imbottita di tritolo inauguro' la stagione delle autobomba decretando la morte dell'allora consigliere istruttore Rocco Chinnici, dei carabinieri della scorta, maresciallo Mario Trapassi e appuntato Salvatore Bartolotta, e del portiere dello stabile, Stefano Li Sacchi. La cerimonia, a cui prenderanno parte i vertici di Enti locali, Regione, magistratura, forze dell'ordine e associazioni economiche e sociali.

L'inizio di una giornata dedicata al ricordo del giudice che nei primi anni '80 diede vita al primo nucleo di quello che, negli anni successivi, fu il "pool antimafia". Alle iniziative in memoria sono presenti i figli del giudice, Caterina, Elvira e Giovanni, e Antonino Rametta, generale della Guardia di Finanza e presidente della Fondazione intitolata al magistrato.

La commemorazione è segnata da alcuni interventi: di Caterina Chinnici, da poco procuratore presso il tribunale per i minorenni di Palermo; del ministro della Giustizia Angelino Alfano; di Guido Lo Forte, presidente della sezione di Palermo dell'Anm. e del presidente Schifani, che concludera' la cerimonia. Alle 11.30 la memoria di Chinnici rivivra' nella piazza Umberto I di Partanna (Trapani), citta' in cui il magistrato fu pretore dal 1954 al '66. Qui una corona, per iniziativa del Comune, sara' deposta ai piedi del Bifrontale, la scultura di Pietro Consagra dedicata proprio al giudice, e posta nel piazzale antistante agli uffici giudiziari. Alle 18.30, nella caserma dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa di corso Vittorio Emanuele, a Palermo, il cappellano militare, don Salvatore Grimaldi, officera' una messa in memoria dei caduti del 29 luglio 1983. A seguire, alle 19.30, sara' eseguito un concerto dalla fanfara dei carabinieri.

lunedì 28 luglio 2008

CREDITO: LE AZIENDE AVVERTONO LA STRETTA


Il peggio deve ancora venire. Se la Banca centrale europea è «in allerta», gli imprenditori sono ormai certi che l'impatto più forte della crisi del credito arriverà a breve. Secondo un sondaggio Atradius (secondo operatore a livello globale nell'assicurazione del credito) su 2.500 imprese in 14 Paesi europei, tra cui l'Italia, nei prossimi due anni (2008 e 2009) ci sarà un consistente aumento di insolvenze e fallimenti. Ed è l'Italia a risentire maggiormente delle difficoltà legate al credito: un'azienda su due (il 58%) nel nostro Paese afferma di averne già risentito - e prevede un ulteriore deterioramento della situazione - mentre in Europa solo un imprenditore su tre vive in prima persona queste difficoltà (il 30% del panel) e a preoccuparli è piuttosto il quadro congiunturale a livello internazionale. Invece all'interno dei confini nazionali quello che maggiormente allarma gli imprenditori è il probabile incremento del costo dell'indebitamento (per il 71% delle imprese intervistate), e il conseguente aumento da una parte delle insolvenze (per l'88%) e dell'altra delle minori opportunità di crescita futura del proprio business in termini di fatturato ed utili (per il 68%). E se Spagna (44% degli intervistati) e Regno Unito (46%) condividono le nostre preoccupazione, effetti quasi nulli sono avvertiti dalle imprese svedesi e da quelle olandesi (come dichiarato rispettivamente dal 7% e dal 21% degli intervistati). A livello mondiale, le imprese che maggiormente si sentono esposte agli effetti della crisi del credito sono quelle statunitensi (68% degli intervistati) e messicane (60%), e ciò anche a causa dei forti legami commerciali tra i due Paesi (circa l'80% delle esportazioni messicane, infatti, è destinato agli Stati Uniti). Ma non tutto viene per nuocere: «La consapevolezza dei potenziali rischi per la propria attività - spiega Samuel Pengel, Country Manager per l'Italia di Atradius - è essenziale per mantenere la propria impresa per così dire in buona salute. La crisi del credito evidenzia l'importanza di proteggere la componente più importante della propria solidità finanziaria, vale a dire il flusso di cassa». Il Sole 24 Ore - Anna Zavaritt

mercoledì 23 luglio 2008

DE MAGISTRIS: CSM LO TRASFERISCE A NAPOLI COME GIUDICE


ROMA - La decisione è definitiva: il Pm di Catanzaro, Luigi De Magistris, farà il giudice al Tribunale di Napoli. Lo ha stabilito il plenum del Csm, che all'unanimità ha disposto il trasferimento del magistrato nell'ufficio giudicante del capoluogo campano. Era stato lo stesso magistrato a chiedere questa destinazione, dopo essere stato condannato a gennaio dalla sezione disciplinare del Csm al trasferimento da Catanzaro e dalle sue funzioni di Pubblico Ministero. Una condanna diventata esecutiva soltanto nei giorni scorsi, dopo essere passata al vaglio della Corte di Cassazione. Difficilmente il trasferimento sarà immediatamente operativo: per diventare efficace c'è bisogno di un decreto del ministro della giustizia. Tenuto conto dell'imminenza del periodo feriale, è dunque probabile che scatterà da settembre.

domenica 20 luglio 2008

Racket e usura

Il racket
Il racket o "pizzo", è un'attività criminale generalmente volta a ottenere da un operatore economico il pagamento periodico di una certa somma di denaro in cambio dell'offerta di "protezione" da una serie di intimidazioni che, in realtà, è lo stesso proponente a mettere in atto.
Questa forma di estorsione è un fenomeno assai diffuso, generalmente sommerso e per molto tempo sottovalutato.Tanto da essere considerato un fatto quasi normale, un affare "privato" delle vittime oppure un'attività secondaria della criminalità organizzata, in particolare mafiosa. In realtà, "il pizzo" è la più antica attività della mafia. Spesso rappresenta la base della sua attività criminale: un sicuro strumento economico per mantenere l'organizzazione e per acquisire capitali da reinvestire in altre attività criminali o nell'economia legale; il modo più efficace per esercitare il controllo sul territorio. Il racket si concentra nel Sud, dove la criminalità mafiosa e camorristica condiziona storicamente la vita e la sicurezza di molti cittadini e ne limita la libertà d'impresa e di sviluppo. Tuttavia negli ultimi tempi, il fenomeno si è esteso ad altre regioni del Paese. E proprio dai luoghi in cui è nato e cresciuto, è partita la rivolta contro il racket .
Il "pizzo" è rivolto in genere a operatori economici o a chi detiene la proprietà di un'azienda (negozio, cantiere, fabbrica) che produce reddito. Prima di giungere alla richiesta esplicita, e per essere certo che la risposta della vittima sia positiva, l'estorsore applica una strategia di minaccia e intimidazione che ha il fine di spaventare l'operatore economico (senza tuttavia annientarlo: altrimenti rischierebbe di perdere una fonte di reddito).
Le minacce sono graduate, a seconda della minore o maggiore resistenza della vittima, e puntano a impaurirla facendole capire quanto sia "insicura" e in pericolo. In un secondo momento, è lo stesso estorsore a manifestrasi chiaramente per "offrire" protezione.
Piegarsi alla paura e pagare vuol dire imboccare una strada che può condurre alla perdita della propria libertà, non solo imprenditoriale: cedere la prima volta può predisporre a successivi cedimenti (ad esempio acquistare prodotti solo da certi fornitori segnalati o assumere qualcuno debitamente raccomandato) che possono, col tempo, sconfinare in veri e propri comportamenti illegali. Fino a trasformare l'iniziale vittima dell'estorsione in un soggetto più o meno coinvolto nel sodalizio criminale.Oggi, dunque, non cedere e ribellarsi non solo è giusto ma, oggi, è anche conveniente.
Chi si oppone al racket può contare, da una parte, sul sostegno delle istituzioni e delle leggi dello Stato e, dall'altra, sulla forza dell'associazione con altri operatori economici ugualmente intenzionati a ribellarsi. Grazie a questa collaborazione, negli ultimi tempi l'azione di contrasto del racket ha messo a segno importanti risultati.
Inoltre, con l'approvazione della legge 44/1999, la pubblicazione del regolamento di attuazione, l'insediamento del nuovo Comitato e i primi risultati conseguiti nell'applicazione della nuova normativa, si sono create le condizioni per l'avvio di una nuova fase nella lotta al racket. Un ruolo decisivo spetta al Comitato di solidarietà per le vittime dell'estorsione e dell'usura, al quale sono chiamati a partecipare in misura maggioritaria i rappresentanti delle associazioni antiracket e antiusura e delle associazioni di categoria.

L'usura

L'usura è un male antico che da sempre accompagna la storia dell'uomo. In pratica, consiste nello sfruttare il bisogno di denaro di un altro individuo per procacciarsi un forte guadagno illecito.
Alla base di un rapporto usuraio c'è, da una parte, la necessità di denaro e, dall'altra, un'offerta che può apparire come un'immediata possibile soluzione per chi si trova in difficoltà.L'usura è un reato che consiste nel concedere un prestito a un tasso d'interesse superiore al cosiddetto "tasso soglia", che si calcola aumentando del 50% il tasso effettivo globale medio (TEGM) relativo ai vari tipi di operazioni creditizie, rilevato ogni tre mesi dal Ministero del Tesoro e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.
L'usura è diffusa in tutta Italia, anche se il fenomeno risulta più marcato nel Mezzogiorno. Come indica il numero di denunce presentate all'autorità giudiziaria che, tuttavia, non dà una misura attendibile della reale entità del problema. La maggior parte dei casi di usura continua a rimanere sommersa. Anzi, negli ultimi anni il numero delle denunce risulta addirittura in diminuzione.
Questo fenomeno si spiega non tanto con la "paura" di chi subisce l'usura, negli stessi anni, il numero di denunce per estorsione, rivolte quasi sempre a esponenti della criminalità organizzata (e quindi più rischiose per il denunciante dal punto di vista della sicurezza personale), è aumentato. Anche l'esperienza dimostra che chi ha deciso di denunciare l'usuraio, solo molto raramente ha subito conseguenze per la propria sicurezza personale: quando violenza c'è stata, si è avuta quasi sempre all'interno del rapporto d'usura.
In realtà, ciò che pesa in modo decisivo sul rapporto fra usurato e usuraio è la convinzione della vittima di non avere comunque alternative alla propria situazione: solo l'usuraio, al momento del bisogno, lo ha "aiutato"; e anche se man mano gli toglie il patrimonio e la serenità, l'usuraio può, comunque, "dargli" ancora qualcosa. Magari ulteriore denaro, in cambio dell'ennesimo assegno che nessun altro più accetta. Si innesca così una spirale perversa che soltanto la vittima può spezzare, denunciando l'usuraio. In questo modo l'usurato riacquista la propria indipendenza. E ricomincia a vivere.
Per troppo tempo l'usura non è stata percepita come un pericolo sociale: basti pensare che, fino al 1992, in caso di flagranza, non era obbligatorio l'arresto. Questo atteggiamento risale al tempo in cui l'usura era esercitata dal "cravattaro" di quartiere, che svolgeva la propria attività in un ambito ristretto. Negli ultimi anni, però, a questa tradizionale attività si è affiancata quella di organizzazioni che, agendo attraverso cosiddetti "indispensabili" (commercianti, commercialisti, professionisti) concedono prestiti sia ai singoli e alle famiglie, sia a tante piccole e piccolissime aziende in difficoltà finanziarie.
Infine, c'è la nuova frontiera dell'usura, quella gestita dalla criminalità organizzata, che utilizza il prestito usurario per riciclare il denaro ed estendere il proprio controllo sul tessuto economico. Sebbene recente e limitato ad alcune aree del Paese, si tratta, tuttavia, di un fenomeno particolarmente significativo, perché le sue conseguenze mettono ancora di più in pericolo la possibilità di sviluppo e di benessere di una vasta comunità.
Di fronte all'aggravarsi della pericolosità del fenomeno, il Parlamento ha approvato la legge 108/96, che ha meglio definito il reato di usura e inasprito le pene per chi lo commette, prevedendo anche il sequestro e la confisca dei beni dell'usuraio.
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MAFIA: PALERMO, AL VIA FIACCOLATA PER RICORDARE PAOLO BORSELLINO


Palermo, 19 lug. - (Adnkronos) - E' partita pochi minuti fa da via Liberta' a Palermo la fiaccolata organizzata da Azione giovani per ricordare il giudice Paolo Borsellino in occasione del 16esimo anniversario della strage di via D'Amelio. Partecipano alla manifestazione il ministro delle Politiche giovanili Giorgia Meloni, ma anche deputati e senatori, tra cui Fabio Granata e Carlo Vizzini (Pdl) e i Giovani Mpa. E' presente anche il figlio di Paolo Borsellino, Manfredi, funzionario di polizia. In prima fila un grande striscione nero con la scritta 'Paolo vive'. Il corteo che si sta incamminando lungo la via Liberta' sta raggiungendo la via D'Amelio, luogo della strage, dove ci sara' un sit-in. Sempre in via D'Amelio verra' consegnata una targa all'imprenditore Vincenzo Conticello, che l'anno scorso aveva indicato in aula il suo estorsore.

mercoledì 2 luglio 2008

Gli assegni tornano privi di vincoli fino a 12.500 euro


Assegni e contanti, si cambia di nuovo. Da mercoledì scorso, i pagamenti cash o con titoli trasferibili sono ammessi per somme sotto i 12.500 euro, anziché 5mila. E chi gira un assegno "libero" non deve più inserire il proprio codice fiscale nella girata. Dopo meno di due mesi, sono così caduti alcuni dei vincoli alla circolazione dei mezzi di pagamento fissati dal decreto legislativo 231/07 sull'antiriciclaggio: operativi dal 30 aprile scorso, sono stati ora ritoccati dal decreto legge 112/08 (la "manovra d'estate"), in vigore da mercoledì 25 giugno. Un rapido turn over quindi. Tanto veloce che il ministero dell'Economia ha assicurato che saranno cancellati i procedimenti sanzionatori aperti contro chi ha violato, nelle scorse settimane, le norme ora cadute.Le misure introdotte d'urgenza dal Governo Berlusconi hanno fatto fare un passo indietro ai pagamenti: che tornano, per alcuni aspetti, a essere disciplinati dalla precedente normativa dettata per contrastare il riciclaggio, l'evasione fiscale e le truffe sui titoli di credito.Il decreto 112 ha infatti riportato a 12.500 euro la soglia per il trasferimento dei contanti, per gli assegni bancari, postali e circolari trasferibili e per il saldo dei libretti di deposito bancari e postali al portatore: si tratta del tetto valido fino al 29 aprile e che, dal 30 aprile, era stato abbassato sotto i 5mila euro. Così, da mercoledì scorso si possono di nuovo emettere assegni bancari, postali e circolari trasferibili, se di importo unitario inferiore a 12.500 euro; mentre gli assegni da 12.500 euro in su restano «non trasferibili» e possono essere incassati dal solo e unico beneficiario, direttamente o a mezzo banca. Anche il saldo dei libretti al portatore può tornare sotto i 12.500 euro, mentre resta libero il saldo dei certificati di deposito al portatore. Si tratta di limiti che possono comunque essere modificati dal ministero dell'Economia con decreto. Cade, inoltre, l'obbligo, imposto al girante, a pena di nullità, di inserire il proprio codice fiscale nella girata degli assegni trasferibili: nei fatti, impossibile da verificare per le banche.La manovra d'estate lascia invece intatto l'impianto di base del sistema tenuto a battesimo dal decreto antiriciclaggio. Banche e poste continueranno a consegnare, di regola, assegni «non trasferibili» ai clienti; che, per ottenere i titoli "liberi" dovranno fare una richiesta scritta e pagare il bollo di 1,5 euro per ogni modulo. Confermati anche i limiti più restrittivi destinati al circuito dei Money transfer: possono veicolare solo somme sotto i 2mila euro o, se chi ordina l'operazione ne prova la congruità rispetto alle sue condizioni economiche, sotto i 5mila euro.Il Governo, nell'innalzare la soglia per i pagamenti in contanti e con assegni "liberi", non ha però adottato il limite europeo di 15mila euro, anche se questo poteva tradursi in una semplificazione: per i pagamenti da 15mila euro in su scattano infatti l'obbligo per gli intermediari di registrare le operazioni e gli obblighi di adeguata verifica di chi compie operazioni occasionali che comportano movimenti di mezzi di pagamento, quando le banche agiscono da tramite nei trasferimenti di euro o valuta estera e per gli agenti in attività finanziaria. È tuttavia probabile che la conferma dell'imposta di bollo di 1,5 euro e della facoltà di indagini fiscali sui soggetti che utilizzano assegni liberi farà sparire questi titoli dalla circolazione.

(Il Sole 24 ore)

Costi bancari raddoppiati dal ’96

Su base annua l’inflazione corre al 3,8%, come nel 1996. Ma di quanto sono cresciuti i prezzi negli ultimi 12 anni? Per scoprirlo si devono incrociare gli indici generali dell’Istat del 1996 con quelli di quest’anno. E le sorprese non mancano.Con un filo conduttore di fondo. Gli aumenti maggiori degli ultimi 12 anni (a parte banche ed assicurazioni) sono tutti dovuti alle politiche fiscali seguite dai diversi governi.Si scopre così che le sigarette sono cresciute dell’80%, la benzina del 62%, il gasolio dell’82,6%; ma anche la raccolta dei rifiuti urbani (il cui prezzo è legato a tariffe comunali) è salita del 65,8%.La palma dei rincari maggiori, però, va proprio ai servizi offerti da banche ed assicurazioni (e su questi prezzi la mano del fisco c’entra ma fino ad un certo punto). I servizi assicurativi sono più che raddoppiati rispetto ai valori del 1996. Per l’esattezza sono cresciuti del 135,3%. Peggio è andata per le polizze auto, salite (sempre rispetto a dodici anni fa) del 137,7%. Sfiorano, invece, il raddoppio pieno anche i prezzi pagati per i servizi bancari: cresciuti del 97,7%.In compenso, superano abbondantemente il raddoppio dei prezzi i prodotti d’oreficeria, aumentati in dodici anni del 115%. Ma alla base del rincaro va considerato l’andamento del prezzo della materia prima (l’oro) cresciuto ininterrottamente, dalla prima Guerra del Golfo in avanti.Sorprende, invece, l’andamento delle spese per l’istruzione. Quella secondaria - dicono le tabelle dell’Istat - è aumentata del 102,1%. Insomma, mandare un figlio alle medie ed al liceo costa più del doppio rispetto al 1996. Cresce meno, la metà, la spesa per l’Università, salita in questi 12 anni del 51%.E veniamo ai mezzi di trasporto. Quello più economico si conferma la bicicletta. Il prezzo delle due ruote è quello che cresce di meno rispetto a tutti: appena del 18%. Ancora più rallentata è la dinamica dei prezzi degli pneumatici, saliti dell’11% in dodici anni. Sorprende anche il minimo aumento (si fa per dire) delle imbarcazioni, cresciute «solo» del 24,8%. Mentre non sorprende il rincaro delle tariffe dei taxi, salite in 12 anni del 46%.Gli indici Istat, poi, smentiscono il luogo comune «che tutto aumenta». Ci sono voci che sono diminuite. Per esempio quelle per la comunicazione (meno 30%), per l’acquisto di telefoni (meno 62%) e di macchine fotografiche (meno 34%).In discesa del 5% anche i prezzi dei medicinali. In salita, invece, i compensi dei medici, cresciuti del 43,8%, rispetto al 1996; e dei dentisti, la cui parcella è aumentata del 38,6%: meno, quindi, rispetto a quella dei medici generici.E comunque decisamente più bassa del ritocco del listino praticato da ciabattini e rammendatrici. Rifare le scarpe oggi costa il 47% in più rispetto a dodici anni fa; fare un orlo ai pantaloni, il 41%. Comprarli nuovi, invece, costa il 31% in più.Ed ora, gli alimentari. Un chilo di pane costa il 50% esatto più che nel 1996. Nonostante le fiammate di prezzo degli ultimi mesi, un chilo di pasta è cresciuto del 37% rispetto ai listini del ’96. Così come la carne bovina è lievitata del 29%; il pollame del 40%, il pesce del 42%, il latte del 37%.In linea con questo menù, il vino, salito del 38%. Il prodotto alimentare che è cresciuto ad una velocità doppia rispetto agli altri generi alimentari, sono le patate, salite del 67%. Complice, forse, la diffusione dei fast-food. Un pranzo al ristorante è salito del 45,1%; una notte in albergo del 61%.