venerdì 12 settembre 2008

10 REGOLE PER COMBATTERE USURA E RACKET


1 - Non sottovalutare mai la prima telefonata, il primo segnale "strano", il primo passaggio dal negozio di persone sospette.
2 - Mettiti subito in contatto con le forze dell'ordine. In questa fase un contatto con le forze di Polizia può non richiedere la formale denuncia del presunto estortore, né è detto che il passaggio successivo debba essere sempre e in ogni caso la deposizione in tribunale.
3 - Mettiti subito in contatto con i tuoi colleghi, non bisogna restare soli. Se ti è stato chiesto il pizzo, sicuramente è stato chiesto anche ad altri. Rivolgiti alla tua associazione di categoria. Cerca l'associazione antiracket più vicine, e se non c'è, prova, con altri colleghi, a costituirla. Il tuo coraggio può non bastare, serve l'"intelligenza": quando si è in tanti a denunciare nessuno può essere colpito dalla rappresaglia, si è tutti più sicuri. Così è stato in oltre 10 anni con le associazioni antiracket.
4 - Collabora senza riserve con le forze dell'ordine. Chiedi che in questa fase ti sia garantito il necessario anonimato. Si possono attivare indagini per "incastrare" gli estortori, senza essere chiamati direttamente in causa: si possono trovare altre prove o i mafiosi possono essere altri reati.
5 - Quando si presenta l'estortore cerca sempre di prendere tempo, non chiudere subito la trattativa con un sì o con un no. Fai presente, ad esempio, le tue difficoltà economiche, cerca di trattare sull'importo che ti viene richiesto. Bisogna farli arrestare tutti. Non precipitare i tempi serve a fare venire allo scoperto il maggior numero di persone coinvolte per non fare arrestare solo l'ultima ruota del carro.
6 - Non fidarti dei falsi amici. Alle volte si presenta, dopo che hai ricevuto una minaccia o un danneggiamento, qualcuno che si offre per "mediare". Di solito è un altro imprenditore che già paga da molto tempo, o è un amico vero solo degli estortori. Non vuole aiutarti, vuole solo aiutare la mafia convincendoti a cedere. Quando ti dice che "tanto pagano tutti", che "in fondo si può trattare sull'importo del pizzo", "che lo Stato non è in grado di proteggere chi lavora" ed altro ancora, parla per conto della mafia.
7 - Non cedere alla paura. Se vi è l'associazione, non sei più solo. Parlare con i tuoi colleghi ti aiuta ad essere più forte. L'estortore ti appare forte solo perché tu sei impaurito e, quindi, debole. Quando subisci una intimidazione, trova la forza per resistere nella solidarietà dei tuoi colleghi. Se cedi adesso, hai caduto per sempre. Questo è il momento più delicato, devi assumerti la responsabilità più impegnativa. Mai e poi mai bisogna pagare. Non ti conviene. La tua convenienza è nella denuncia. Potrai liberamente lavorare.
8 - Se hai subito dei danni, c'è la legge antiracket che ti risarcisce. Non dimenticare che la domanda al Fondo di solidarietà deve essere fatta entro 120 giorni dal danneggiamento. La legge ti risarcisce gli eventuali danni ai beni mobili e immobili e anche il mancato guadagno.
9 - Insieme all'associazione ricerca la solidarietà dell'intera comunità. Non dimenticare che è la solitudine e l'isolamento a esporre chi denuncia. La vera protezione della tua persona è il sostegno dei cittadini, della società civile, delle istituzioni. La lotta al racket non è solo per difendere la tua azienda, ma per difendere tutta la comunità. Non avere esitazioni nel contrastare possibili sottovalutazioni del fenomeno: spiega che è sempre meglio intervenire all'inizio quando è più facile contrastare il racket. Se si lascia tempo per radicarsi occorrono poi più sforzi.
10 - Ora non sei più solo. Sarà molto difficile colpirti. Con l'associazione bisogna costituirsi parte civile nel processo penale. Con fiducia bisogna aspettare la sentenza di condanna.